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25 Feb

“Se hai bisogno, chiamami.”

enrica alessi l'amore ai tempi supplementari

enrica alessi l'amore ai tempi supplementari

 

 

 

I

nfilo le chiavi nella serratura, apro la porta e l’orologio che ho di fronte, appeso alla parete che ospita l’albero di Natale, mi dice che mancano esattamente tre ore all’impatto. Non c’è tempo da perdere: mia madre sta arrivando.
Sofia e Olivia pare che mi abbiano letto nel pensiero, entrano in casa e si mettono sull’attenti in attesa di istruzioni.
“Allora tesoro: togliti le scarpe e vola sotto la doccia, io penso ai bagagli. Chiamami quando hai finito che ti prendo l’accappatoio, okay?” le chiedo gentilmente.
“Okay mamma. Olivia, tu vieni con me.”
Resto lì, al centro della sala, e credo che invece di vuotare le valigie, sarebbe meglio sfruttare questo suo momento di distrazione per agire mentalmente e prepararmi un piccolo discorso con cui introdurre la nonna. Ho bisogno di un caffè: vado in cucina a prepararlo.
La tazzina fumante che mi riscalda le mani è come se tentasse di infondere il suo tepore anche al mio cuore.
La lunga assenza di mia madre mi ha sempre portato a evitare di parlare di lei. Anche mio padre, che con Sofia ha un bellissimo rapporto, in sua presenza, non ha mai fatto accenno alla metà che gli manca. Ma ora che si concretizza l’ipotesi di un incontro, non voglio essere la strega che lo manda a monte. Sono certa che nell’immaginario di Sofia, la nonna misteriosa rispetti tutti i canoni eccelsi a cui è stata abituata dai nonni che già conosce ed è per questo che mi sforzerò di creare l’immagine positiva di una nonna latitante che mia figlia possa apprezzare — nonostante tutto.

Mi ritengo una persona fantasiosa, eppure confesso che non è stato facile mettere insieme una storiella amorevole con cui presentare mia madre a mia figlia. Ne è uscita una cosa che, a grandi linee, assomiglia a questa: Nonna Fiorella è un chirurgo estetico molto in gamba che da anni lavora a Los Angeles. Hollywood è popolata da grandi star del cinema e tante attrici sono clienti della nonna.
I suoi numerosi impegni, purtroppo, non le hanno consentito di farci visita spesso, ma ora è tornata per restare.
Sofia si è accontentata del riassunto che le ho fatto, ma la sensazione di ordine che mi circonda — ora che anche i bagagli sono stati sistemati e che ogni cosa è tornata al suo posto — ha i minuti contati: mia madre sta per rimettere piede nella mia vita e niente sarà più come prima.
E lì, mentre aspetto il mio destino sul divano, seduta vicino a Sofia, davanti a una puntata di Jessie che avrò già visto almeno quindici volte, il campanello suona.
“È la nonna?” chiede Sofia trepidante mentre salta giù dal divano.
“Andiamo a vedere.”
Abbandona Jessie e si precipita verso il citofono afferrandomi la mano, Olivia ci segue incuriosita. Premo il pulsante della telecamera e quando appare l’immagine della nonna, Sofia, con il suo corpicino composto dall’80% di acqua e il resto da ingenuità, le chiede di entrare.
Olivia si è catapultata tra le mie braccia, pare aver fiutato l’eccitazione che c’è nell’aria: sta tremando. Sarà meglio aprire la porta, prima che le venga un infarto.
Nonna Fiorella è davanti a noi.
“Amore mio!” esordisce lei rivolgendosi a Sofia che le corre in contro anche se non l’ha mai vista. Le salta in braccio, si stringono, si baciano. È una scena struggente, lo ammetto, ma fa freddo qui fuori. Sto chiedendo loro di entrare, quando noto che fuori dalla porta, ci sono due sporte piene di regali. Faccio scendere Olivia, le afferro e chiudo la porta alle mie spalle. Lascio le borse in disparte e raggiungo mia madre.
“Ciao mamma.” mormoro.
“Amore! Sei bellissima!”
Nonna Fiorella continua a tenere Sofia per mano, ma con l’altra mi stringe a sé ammirandomi. Anche io le scruto il viso, e seppure ricordi ogni tratto di esso alla perfezione, noto qualcosa di diverso.
Sofia ci interrompe prima che possa capirlo, scuote il braccio della nonna e contrariamente a ogni aspettativa, se ne frega dei regali e la prega di seguirla sul divano per presentarle Olivia.
Ora anche io, come il cane poco fa, le seguo incuriosite. Si siedono una di fronte all’altra ed è evidentemente che mia figlia abbia più occhio di me. Guarda mia madre e la sento dire: “nonna: che bocca grande che hai…”
Il tono è quello che userebbe Cappuccetto Rosso, ma adoro l’ingenua sfrontatezza della sua reazione di fronte a un paio di labbra dal volume un tantino esagerato. Ecco cos’era.
“Si chiama filler amore, poi la nonna ti spiega che cos’è. Adesso non ne hai bisogno.” sussurra strizzandole l’occhio.
Dove eravamo rimasti? Ah, stavamo per conoscere il cane: un rarissimo esemplare di chihuahua biondo a pelo lungo.
Mi piace vederle chiacchierare, sembrano conoscersi da sempre. Le guardo e mi dico che l’inizio di questa serata mi ha spiazzata, anche ciò che verrà potrebbe essere imprevedibile, perciò, meglio non porre limiti alla provvidenza. Eppure mi pento di non aver trovato il tempo di chiamare Michi per chiedergli due dritte.
Il profumo che viene dalla cucina mi ricorda di controllare le lasagne. Raggiungo il forno, mancano ancora dieci minuti: ho il tempo per una telefonata.
Afferro le porte scorrevoli della cucina e le chiudo lentamente, mi apparto sul lato opposto della cucina e chiamo Michele.
“Michi, ti disturbo?” bisbiglio.
“Perché parli sotto voce?”
“Lei è tornata.”
“La bionda nel cassetto?”
Realizzo che quel pronome femminile, usato così da solo, è un po’ troppo vago, dovrò dargli un altro indizio.
“Lei… la vecchia.”
“Non so a chi ti stia riferendo, ma il nome in codice che hai attribuito a questa ‘lei’, sappi che è poco carino.”
“Mia madre è tornata!” sbotto infastidita.
“È pazzesco!”
Non so se a urtarmi di più sia l’aggettivo con cui ha descritto il ritorno di mia madre o il tono entusiastico con cui ha reagito alla notizia. Ci penserò mentre cerco di raggiungere la porta per accertarmi che non mi abbia sentita. Do una sbirciatina: sta ancora chiacchierando con Sofia. Via libera.
“Senti Michi, non so che fare…” dico avvilita tornando nel mio angolo.
“Non sei felice di rivederla?”
“Certo che sono felice di rivederla, ma sono arrabbiata Michi: non si è fatta viva per sette anni…”
Il tono sofferto che avvolge quelle frasi dovrebbe convincerlo a concedermi un alibi, nel caso in cui non riuscissi a perdonarla, invece mi rimprovera.
“Tua madre potrebbe dire lo stesso, ci hai mai pensato?”
“Certo che ci ho pensato, ma…”
“Fammi finire.” mi interrompe. “Forse ora puoi capire cose che un tempo non potevi capire. Devi darle il modo di spiegarti perché non ti è stata vicina.”
Il timer del forno suona, Sofia mi chiama: devo chiudere.
“Michi devo andare…”
“Aspetta C***secco: quando ne vale la pena, le persone possono e devono essere perdonate. Non essere troppo dura con lei, concedile una possibilità.”
“Okay, okay… ora devo andare.”
“Se hai bisogno, chiamami.”
Gli mando un bacio, la telefonata si interrompe, Sofia entra in cucina.
“È pronto mamma?”
“Sì, tutti a tavola!”

Ho tradotto quel ‘se hai bisogno, chiamami’ in senso più ampio: a casa, a domicilio. Ho supplicato Michele di raggiungermi a Torino, non posso farcela senza il suo aiuto, è la sola persona con cui posso parlare di mia madre.

Sono le dieci di domenica mattina, quando il mio migliore amico si presenta alla mia porta. Non mi sembra vero.
Corro tra le sue braccia e lì rimango per qualche secondo: mi sento al sicuro.
Michi entra in casa, tiene in mano un regalo per Sofia, chiama il suo nome, lei corre da lui.
“Come stai?” gli chiede.
“Sto bene e ti ho portato un regalo. Buon Natale in ritardo.” conclude Michele porgendoglielo in cambio di un bacio.
Sofia fa schioccare le labbra sulla sua guancia e afferra il pacchetto eccitata.
“Corri ad aprirlo e dimmi se ti piace.”
Ci lascia soli, raggiunge il tavolino in salotto e si mette a scartare.
“Il regalo è per tutte e due…” bisbiglia.
“Ah sì?”
“Sì: è un vintage di ‘Gira la moda’ in condizioni perfette. Non ho resistito.”
È così compiaciuto che arriccia le labbra mentre lo dice e continua a tenere d’occhio Sofia, è curioso di vedere la sua reazione. Il suo sguardo dice una cosa sola: è giunto il momento di sapere se è un’adepta oppure no. Anche io guardo Sofia e incrocio le dita.
“Mamma, guarda! È un ‘Gira la moda’!”
Amo mia figlia.
“Anche Andrea ne ha uno. Ci giocavamo sempre! Grazie Michi!” esulta mentre corre ad abbracciarlo.
Ed ecco che, improvvisamente, vorresti incendiare un regalo che hai amato fino a un secondo prima. Maledetta Lego Friends.
Ma a onor del vero, Sofia passa l’intero pomeriggio a preparare sagome con gli stampini, a colorarle, a ritagliarle, per poi consegnarcele al tavolo da pranzo dove io e Michele siamo seduti, e seppure a intermittenza, ci concede un paio d’ore per una chiacchierata — in codice — davanti a un caffè.
Dopo aver chiarito i ruoli e stabilito che mia madre è la vecchia, il vecchio è mio padre, è che Pippo è l’uomo della vecchia, il racconto inizia partendo dalla fine.
La vecchia è tornata perché Pippo sei mesi fa è morto. Io non lo sapevo.
Dice di averlo fatto sapere solo al vecchio, che per starle vicino, l’ha raggiunta a Los Angeles. Non sapevo neanche questo.
Pare che nell’ultimo periodo si siano riavvicinati e la vecchia sostiene che l’amore che continua a provare per il vecchio sia la vera ragione che l’ha spinta a tornare.
“So cosa ti stai chiedendo…” sussurro aspettando che Sofia si allontani per la centesima volta. “Ti stai chiedendo: cosa sarebbe successo se Pippo non fosse morto in un incidente d’auto, vero?”
“Shhh! Potrebbe sentirti…” sibila indicando il dorso di mia figlia.
“Non sa di chi stiamo parlando… quindi? Te lo sei chiesto o no?”
“Può essere che dovesse andare così e basta. I grandi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano. Lo dice anche Venditti.”
“Michi, ho visto soffrire il vecchio, non voglio che lei lo illuda per poi mollarlo di nuovo.”
“Ora cara, con tutto il rispetto, è vero che l’amore non ha età e che i tuoi vecchi non sono così vecchi, ma si avvicinano alla terza età e garantisco che i prima o poi i loro ormoni la smetteranno di andare a zonzo. Nel frattempo, lasciali provare, mi pare che abbiano tutti i presupposti per un bel ‘vissero per sempre felici e contenti’. Li farà tornare giovani.”
“Okay, ma se lui fosse soltanto un ripiego per lei?”
“E credi che avrebbe mollato il jet set hollywoodiano se non volesse davvero riprendersi il vecchio?” ribatte lui.
“Giusta osservazione amico. Il problema è che io non so niente dei sette anni passati della vecchia. E se fosse stata lei a conciare così Mickey Rourke? E se Pippo fosse stato immischiato nella malavita e mia madre fosse diventata un loro bersaglio?” chiedo in preda al panico.
“Cosa bevi la sera prima di andare a dormire?”
“Di solito una tazza di camomilla, perché?”
“È questo il problema. Dovresti farti un Vodka Tonic.”
“Michi! C’è mia figlia in casa.” borbotto sorseggiando il caffè.
“Non ho detto: ‘sbronzati e lasciati cadere a peso morto sul pavimento, dopo aver battuto la testa nello spigolo del tavolino per aver perso i sensi’, dico che un goccio ti aiuterebbe a scioglierti.”
“E i sicari che stanno pedinando la vecchia?”
“Dimmi che hai del ghiaccio, ti prego…”
“Nell’ultimo cassetto del freezer.”

Un paio — o forse due — di sorsi più tardi, dopo essermi convertita all’idea che forse i vecchi siano davvero fatti per stare insieme, convengo che lascerò andare le cose come devono andare, senza interferire in alcun modo. Anche se, l’immagine dei miei che flirtano come ragazzini, un po’ mi fa ridere e un po’ mi imbarazza.
Sofia ha abbandonato ‘Gira la moda’ per tornare da Jessie, io e Michi, soli in cucina ci concediamo un finale di chiacchierata senza interruzioni.
“Prima di vederti stramazzare al suolo,” dice divertito, “vuoi raccontarmi com’è andata tra voi due invece?”
In vino veritas, in vodka pure. Ecco perché avevo bisogno di lui.
“Ce l’avevo a morte con lei, ma alla fine, sono giunta alla conclusione che anche io con il mio atteggiamento ho contribuito alla sua lontananza.”
“Spiegami.”
Mi alzo per controllare Sofia: Jessie continua a tenerla impegnata, mi risiedo e accontento Michele spiegandogli che sono consapevole di non averle reso la vita facile, l’ho sempre giudicata, anzi peggio, l’ho giudicata per l’amore di Filippo, perché egoisticamente desideravo che tornasse con mio padre. E mai per una volta mi sono chiesta perché mia madre avesse sentito l’esigenza di cercare altrove quelle attenzioni che da lui non riceveva più. L’ho giudicata per il mio stesso crimine. E a quel punto, per rimanere in tema, tanto valeva parlarle del fallimento del mio matrimonio. Si è dispiaciuta, Clara l’aveva già informata.
Ho preferito non dire nulla di Paolo, non voglio metterlo in mezzo a questa storia. Ma ciò che continuo a chiedermi è perché mio padre non mi abbia fatto parola di nulla.
“Perché secondo te?” gli chiedo dopo un altro sorso che mi tiene su di giri.
“Forse non voleva rovinare — concedimelo — la sorpresa a tua madre.”
Ritengo sia un ipotesi possibile. Non ho altro da aggiungere, anzi, una cosa c’è: ho un po’ di fame.
“Sono le sette, chi vuole una pizza?”
“Io!” esclama Sofia mettendo in pausa il televisore. Sa che in questa fase, è indispensabile stare a sentire cosa dirà il terzo: ne va delle sorti della pizza.
“Da gentiluomo, per voi stasera, farò un’eccezione — e un oltraggio al carboidrato — pizza al volo e riparto. Che dite?”
Il nostro grido di gioia raggiunge pure la casa del vicino.
Chiedo a Michele di tornare con me in cucina, mi è venuto il singhiozzo, è meglio che sia lui a telefonare in pizzeria, metto le mani in tasca per cercare il cellulare e ritrovo il biglietto da visita di Roberta.
Lo appoggio sul tavolo, riprendo il telefono per cercare il numero, ma prima che possa premerlo per poi passare la chiamata a Michele, lui si accorge del biglietto.
“Come fai a conoscerla?” mi chiede.
“È una mia amica del mare, l’ho incontrata ieri in autogrill.”
“È una modella famosa.”
“Davvero?”
“Sì, abbiamo scattato qualche servizio insieme, ed è una mangiatrice di uomini, stai attenta.”
“Sono io che mi mangio lei. Anche io sono un bel bocconcino.” gli sussurro all’orecchio.
“Sì: sei più simpatica quando bevi.”
“Smettila, sarà il quinto sorso al massimo.”
“Il sesto: li ho contati.”
“Patetico. Ma adoro quando vuoi proteggermi.”
“Non voglio proteggerti, dico solo di tenere alta la guardia.”
“Sapevi anche che era gay?”
“Tutti lo sanno, gli uomini impazziscono per questo… sai, è un po’ in stile Angelina Jolie.”
Ecco appunto.
“Cambia uomini spesso, il primo figlio mi pare che lo abbia avuto con un cantante.”
Mica si chiama Diva per niente.
“Poi ha una avuto una relazione con il figlio della direttrice di Grazia e ora è sposata con un calciatore di serie A, con cui ha avuto la seconda figlia.”
Il mondo è piccolo, anzi piccolissimo. Perché ho l’impressione che incontrarla non sia stato solo un caso? Ci penserò, ma prima ordiniamo la pizza: muoio di fame.

QUARANTANOVESIMO EPISODIO

Illustrazione: Valeria Terranova