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3 Apr

La legge del desiderio — e non è il film con Antonio Banderas

storie di ordinaria follia

storie di ordinaria follia

 

 

I

l sogno di un bambino è andare a Gardaland – negli anni ’90 lo slogan era così – ma all’epoca io ero adolescente e il mio sogno era avere un cardigan azzurro a costine di Sisley.

L’essere umano desidera, lo diceva anche il Dottor Lecter, desidera ciò che vede e io ricordo perfettamente la vetrina in cui era esposto: all’angolo di Viale XX settembre.

Ricordo anche il prezzo: novanta mila lire e, allora, era una cifra che non potevo permettermi. Pensavo a lui notte e giorno, immaginavo le mise probabili, ma dovevo risparmiare per averlo.

A dire il vero io e il risparmio non siamo mai andati molto d’accordo. È una realtà che condivido, anzi, mi congratulo con i risparmiatori, ma il mio concetto di investimento è più letterale: investo in vestiti, e a essi ho sempre destinato i miei risparmi. Ho un capitale d’investimento a tutti gli effetti, ed è stato quel cardigan a farmi capire quanta importanza avrebbero avuto i vestiti nel mio futuro.

Quando vuoi comprare, devi vendere.

Ma che cosa?

Sono troppo grande per aprire una bancarella di limonate e braccialetti e sono troppo piccola per inscenare il rapimento di mio fratello e chiedere il riscatto ai miei genitori.

Mi rifiuto di credere che l’unica via di uscita sia il risparmio.

Un giorno, a offrirmi un’alternativa è il Signore che ha udito le mie preghiere.

La via più semplice era far cadere centomila lire per terra, ma io ho la sindrome di Willy il Coyote che deve sudarsele le cose, e lui non dimentica.

Sono a scuola, seduta al primo banco insieme a Paola, la mia migliore amica, e sto ancora pensando al maglione, ma in modo più profondo. Ora riesco a immaginare la distanza che passa tra una costina e l’altra, e vedo anche i bottoni, bianchi e piccini, che lo chiudono. E lì, mentre penso a come sarebbe bello anche solo con una t-shirt, qualcuno bussa alla porta dell’aula.

È Mario, il bidello, e ha appena consegnato una circolare alla prof di Italiano. Ecco l’alternativa: l’ha appena letta ad alta voce.

Gita di classe al parco divertimenti di Gardaland.

Partenza ore 5,44 davanti al piazzale dell’Istituto.

Digiuno per non vomitare in pullman.

Pranzo al sacco.

Quota per partecipante: novantamila lire.

L’equivalente esatto del maglione – che i miei genitori, per una gita, mi daranno senza battere ciglio.

Vendere l’anima al diavolo sarebbe stato brutto, ma barattare i ricordi di una magnifica giornata che capita una sola volta nella vita, è stato ‘meno peggio’.

Ho ceduto ma, se dopo tanto tempo, ricordo ancora quel cardigan, significa che ha avuto il suo perché. Anche se, oggi, non so proprio dove sia finito.

 

Illustrazione: Valeria Terranova