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20 Feb

La ragazza del lago — e non è il film con Valeria Golino

 

 

 

 

 

S

e hai nascosto un ricordo, le canzoni lo trovano.

Emma ha un paio di mesi ed è tra le mie braccia: sto cercando di farla addormentare.

Dio non mi ha dato l’altezza – e manco il naso dritto – però mi ha fatta intonata e simpatica. Caratteristiche che tornano utili quando diventi mamma, specie se la tua primogenita non vuole proprio saperne di dormire.

La mia è una missione e mi farò guidare dalla musica e dalle mie potenzialità canore.

La casa non è grandissima e la colpa del bagno che ne occupa la metà. Ne abbiamo uno soltanto, ma è come quello delle discoteche e ha una parete di specchi. La consolle è il mobiletto della biancheria, e il lettore cd è lì che mi aspetta.

Sto scegliendo le canzoni con cui esibirmi, quando Emma mi fa un sorrisetto tra il divertito e il diabolico: è il suo modo di dirmi che, anche questa volta, mi darà filo da torcere.

Okay, capito.

Decido di cominciare con qualcosa di più ritmato: questo cd per bambini è perfetto. Lo chiudo dentro al lettore, premo il tasto play e abbasso le luci: è subito Sanremo.

“I due liocorni di Valmaggi e Grotti.

Canta Enrica Alessi. Dirige l’orchestra il Maestro Beppe Vessicchio.”

Attacco: “Ci son due coccodrilli ed un orango tango, due piccoli serpenti e un’aquila reale, il gatto, il topo, l’elefante… “E lì, nel bel mezzo del bagno, il mio ricordo nascosto si palesa.

Ho quasi sette anni e sono in vacanza a Sirmione con i miei genitori, mio fratello, gli zii, i mei cugini e la nonna glitter. È una calda giornata di luglio e il padre dello zio che possiede un motoscafo molto grande propone di fare una gita a Bardolino per andare a mangiare un gelato.

Saliamo in barca, arriviamo a Bardolino e mangiamo il gelato, ma quello che ancora non so è che potrebbe essere l’ultimo della mia vita.

Sulla via del ritorno, mi metto a cantare una canzoncina che posso aver sentito chissà dove, mi viene bene e inizio il mio spettacolo: “Ci son due coccodrilli ed un orango tango, due piccoli serpenti e un’aquila reale, il gatto, il topo, l’elefante, non manca più nessuno, solo non si vedono i due liocorni… Mamma, cosa sono i liocorni?”

Sono solo al primo ritornello e il cielo si fa scuro e minaccioso, le onde iniziano ad alzarsi e tra pochissimo pioverà. Ma non può essere colpa mia e continuo: “Un dì Noè nella foresta andò e tutti gli animali volle intorno a sé, il Signore è arrabbiato e il diluvio manderà, voi non ne avete colpa, io vi salverò…”

Ed ecco che arriva il temporale: mia madre mi guarda di traverso mentre stringe tra le braccia mio fratello che ha due anni appena. Cerca di coprirlo con un asciugamano e me ne porge uno perché possa fare lo stesso. L’ultimo che le rimane lo passa alla nonna glitter che, dopo averlo steso sul capo, si fa il segno della croce e comincia a pregare Santa Rosalia. Mio padre e lo zio sembrano rilassati, o forse non vogliono dare a vedere il contrario, e si alzano per offrire il loro aiuto al capitano. Il motoscafo continua a cavalcare le onde cercando di mantenere la rotta, ma il vento è fortissimo e la riva è ancora lontana.

L’unica che non sembra rendersi conto della gravità della situazione sono io che continuo a chiedermi cosa saranno mai i liocorni. I miei cugini si avvicinano a me, anche loro sono coperti e mi abbracciano. Così mi rimetto a cantare.

A metà ritornello mi arriva una secchiata di acqua dolce in pieno viso: lì capisco che è meglio smetterla, e che forse morirò senza sapere cosa sono i liocorni.

Sulla barca c’è un coro di preghiere che pare quello del rosario nel mese di maggio ma, a un tratto, vedo all’orizzonte la riva di Sirmione e il pontile che ci condurrà sulla terra ferma. È bellissimo, anche se lo ha appena illuminato una saetta. Deglutisco mentre scanso l’idea che possa incendiarsi e, finalmente, la punta del motoscafo bianco tocca il pontile.

Il capitano lo affianca e ci fa scendere tutti.

Quasi tutti.

Nonostante le preghiere a Santa Rosalia, la nonna glitter manca il pontile a cade in acqua.

Mio padre si tuffa per salvarla.

Per fortuna toccano tutti e due, escono dall’acqua e ci raggiungono.

Tutto è bene ciò che finisce bene.

Non sono mai più tornata a Bardolino e, ogni volta che qualcuno mi nomina quel nome, io trasalisco.

Ancora oggi mi chiedo come facessi a non rendermi conto del pericolo che stavamo correndo e, soprattutto, come potessi aver voglia di cantare.

Ho perso la beata incoscienza dei miei sei anni ma, nel frattempo, ho scoperto che i liocorni che avevo immaginato come rinoceronti con la chioma da leoni, sono invece i comuni unicorni.

Forse anche mia mamma non lo sapeva, non mi ha mai risposto.

Non so dire se quella canzone mi abbia portato fortuna oppure o no, ma dopo averla cantata quattro volte con ardore, Emma si è addormentata.

Il pubblico dell’Ariston è in piedi ad applaudire.

Illustrazione: Valeria Terranova