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25 Mag

Mani di fata…e non è il film con Eleonora Giorgi

enrica alessi storie di ordinaria follia
enrica alessi storie di ordinaria follia
 
C
redo sia carino cominciare a svelarvi alcuni retroscena del mio libro in uscita, e in particolare, vorrei presentarvi — seppure virtualmente — il personaggio chiave del mio progetto: la mia editor, Francesca. È lei che, dopo aver letto il testo, ha detto sì, è lei che lo ha revisionato, è lei che ha suggerito la copertina. La settimana scorsa, mi ha chiesto di scrivere i ringraziamenti che saranno pubblicati alla fine del romanzo: non so dire da quanto aspettassi questo momento. O forse sì.
Sono quasi due anni che provo a stilare una lista di persone che hanno cercato di aiutarmi in ogni modo possibile, un lungo elenco di persone a cui vorrei mostrare la mia gratitudine. Ma ora, che sono davvero nella condizione di scrivere quella pagina, sento lo strano desiderio di essere sintetica. Purtroppo o per fortuna, di natura non lo sono, dovrò sforzarmi.
Concludo i ringraziamenti iniziali, li rileggo quindici volte, poi arriva il turno di Francesca. Cosa scrivo?
Non voglio sembrare troppo sdolcinata, non voglio che sia la solita sviolinata che si sente ripetere ogni volta. Ma è difficile. E mentre sto per cedere alla parte di me che suggerisce una frase scontata, l’altra mi rimprovera: ‘Eh no c***o! Sei una scrittrice, lei è la tua editor, impegnati!’
Giusto. Sono una professionista.
Chiudo gli occhi, mi sforzo di immaginarla, ma non mi soffermo sull’aspetto. Se devo descrivere ciò che rappresenta, devo concentrarmi sull’idea che mi sono fatta di lei, e mettere a fuoco l’immagine che si proietta nella mia mente. Ce l’ho.
La fata. La fata del Bidibiboditipubblico.
Questa è carina. Ma mica la posso scrivere. Sospiro, faccio un sorriso e digito: “A Francesca, che concretamente ha reso il mio sogno realtà.”
Rileggo. Mi piace. Spedisco l’email.
Ma dopo dodici secondi, una domanda mi tormenta: e se non fossi riuscita a esprimere il concetto ‘fata’? Non sono una vongola, ma sento il bisogno di esternare la mia veracità: le telefono.
Dopo: ciao, come stai? Tutto bene e grazie per aver detto sì anche al titolo che ho scelto, prendo fiato e dico:
“Ricordati France’: tu per me, sei e sarai sempre #AFata.”
A Fata del #bidibiboditipubblico.”
Ti voglio bene.
Illustrazione: Valeria Terranova