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10 Dic

Lo scambio di pazienti

not for fashion victim enrica alessi
not for fashion victim enrica alessi
 
“M
elissa adorata, come sta?
Mi scuso se in questi giorni non l’ho chiamata, ma come avrà immaginato, Fiamma ha accettato la mia proposta di matrimonio.
Abbiamo deciso di partire per il viaggio di nozze — nel vero senso del termine — scegliendo un’unica meta in cui sposarci e trascorrere la luna di miele.
Siccome aveva espressamente chiesto di non essere la mia testimone, credo non Le dispiaccia sapere che sono a Las Vegas, un luogo a me molto caro, dove ieri sera, come vede dalla foto che Le ho inviato, io e la mia dolce metà siamo tornati a essere marito e moglie.
Come le sembriamo vestiti da Elvis e da Marilyn?
È stata una follia, ma la vita è una sola ed è proprio quando l’età avanza che ci si rende conto che avere rimpianti è un errore gravissimo. Concorda?
Torneremo agli inizi della prossima settimana e sarà mia premura ricambiare l’affetto che ha riservato a Lolita e ai cuccioli.
La ringrazio in anticipo e se avesse qualche numero fortunato da suggerirmi, sarei lieto di giocarlo per Lei alla roulette.
La saluto con affetto
Pietro Savastano.”
Non ho ancora capito se il dottore abbia un problema con il gioco, ma devo ammettere che quei due, insieme, formano una bellissima coppia — anche vestiti così. Sono felice per lui.
E quanto a me, be’, sono passati quattro giorni e sono successe un po’ di cose.
Ho restituito la Punto amaranto in carrozzeria, Thor ha deciso di farmi recuperare la caparra che avevo lasciato per le cicogne vendendole alla moglie del mio ex, e con quella somma, che avrei potuto destinare come anticipo per la Signora Saddle, ho preferito acquistare un bellissimo abito rosa pallido — da Enrico, che mi ha fatto avere le t-shirt della festa — per compiacere Cassandra il giorno delle nozze. Chi lo avrebbe detto?
Ho pure trovato il coraggio di chiamare Enrica spiegandole la faccenda delicata che ha coinvolto la mia migliore amica, e seppure anche lei abbia colto con entusiasmo l’idea di organizzare una festa ugualmente, convenendo che una sorpresa fa sempre piacere, riguardo al redazionale ha ritrattato la sua versione dicendo che, forse, non sempre è così.
E proprio perché entrambe non possiamo fare nulla per impedire l’uscita di un settimanale che Mila ha già fissato, abbiamo concluso che farlo sparire dalla circolazione, nel raggio di venti chilometri, sia l’unica soluzione possibile per evitare spiacevoli sorprese.
Ci vorrebbe un camino per liberarsi velocemente di tutte quelle copie, ma purtroppo anche quello è andato: di Luca neanche l’ombra, nessuna chiamata, nessun messaggio, niente di niente.
Credo esista una linea sottile che divide orgoglio e dignità e sono quasi certa di trovarmi lì, in una zona che Cassandra indicherebbe con una domanda semplice: “cosa ti costa fare una telefonata?”, ma il discorso è più ampio e certamente più complesso, almeno per me.
Esiste un’attenuante alla definizione di orgoglio: è un sentimento della propria dignità che non può essere biasimato quando si tratta di giustificare il rispetto nei confronti di noi stessi. Si traduce in un comportamento responsabile, misurato, equilibrato: è questo che provo io.
Non credo siano necessari altri segnali: Luca non vuole più saperne di me.
Dopo avermi mollato fisicamente davanti al cancello di casa, poi subliminalmente, lasciando in clinica un cappotto che avrebbe potuto restituirmi di persona, ritengo che la sua fuga inaspettata — e con essa la ripetuta mancanza di tatto nei miei riguardi — abbia chiuso definitivamente la nostra relazione.
Per citare Cassandra, non è un problema di volontà, ma di capacità e il mio amor proprio non se la sente di affrontare un altro round, i precedenti lo hanno già messo knockout. E siccome lei non capirebbe, ho preferito mentire, dicendole che la mia storia d’amore, grazie ai suoi preziosi consigli, ha ripreso a viaggiare a gonfie vele. Non voglio darle altri pensieri, ora non ne ha bisogno e francamente nemmeno io. Questo momento della mia vita mi ricorda una scena dei Goonies, dove a un certo punto del film, i ragazzi devono suonare un organo costruito con le ossa per trovare il tesoro di Willy l’Orbo. Se indovinano la nota, il passaggio si apre, se la sbagliano, il pavimento che sta sotto i loro piedi si sgretola facendoli cadere nel vuoto.
Ecco, io mi sento come Andy che, nonostante sia l’unica ad avere preso lezioni di pianoforte, non ricorda come comporre il Si bemolle e sa bene che se non lo azzecca rischia di far diventare bemolle tutta la compagnia di amici.
Non voglio assumermi una tale responsabilità, non voglio toccare altri tasti dolenti — miei o di Luca — preferisco rimanere immobile in questo limbo, aspettando che qualcosa indipendente dalla mia volontà faccia smuovere le cose.
A convincermi di ciò è stato l’episodio più eclatante che mi sia capitato, non solo in questi quattro giorni, ma negli ultimi sei mesi: Britney è diventata la mia nuova confidente.
Non è stata una scelta calcolata, direi, piuttosto, che sia stato lo sconforto a farsi prendere la mano, ma di fatto, dopo aver ritirato la mia auto in carrozzeria e aver trattenuto le lacrime sia durante il viaggio di andata, che di ritorno, una volta arrivata in clinica ed essermi chiusa nel mio ambulatorio, mi sono concessa un lungo e meritato pianto che Britney ha scoperto, entrando senza bussare.
Giulio era di riposo, io avevo bisogno di parlare con qualcuno e il risultato è che la persona che ho sempre giudicato incomprensibile si è trasformata nell’unica che straordinariamente mi comprende.
Pare che anche Britney, che all’apparenza sembra una vera spacca cuori, abbia vissuto una storia simile alla mia e che l’uomo che l’ha piantata dalla sera alla mattina sia proprio il dottore della giungla, l’esperto di animali esotici che ci aveva fatto visita un paio di mesi fa.
Succede che lui ha una crisi esistenziale, la lascia e parte per un viaggio ai tropici senza avvertirla. Lei decide di reagire adottando la tecnica: “Se ami qualcuno, lascialo libero. Se torna da te è tuo per sempre, se non lo fa, tanto per cominciare non è mai stato tuo.”
Dopo sei mesi, trascorsi insieme ai pappagalli e alle iguane, lui torna strisciando con una specializzazione e venti chili in più, ma seppure la regola le dica che è suo per sempre, lei non lo rivuole.
Visto e considerato che ora, al suo posto, c’è Thor, il dio del tuono, il sosia di Chris Hemsworth, chi potrebbe biasimarla? Nessuno.
E lì mentre ripenso a quella storia, seduta alla mia scrivania in attesa del prossimo paziente, non posso fare a meno di chiedermi: se Luca tornasse da Milano come uno dei casi del dottor Nowzaradan di Vite al Limite, lo rivorrei? Ma prima che possa rispondermi, bussano alla porta.
Deduco che non sia Britney: troppo spesso dimentica questa buona abitudine; mi alzo per andare ad aprire e invece è proprio lei.
“Possiamo fare uno scambio di pazienti?” esordisce con uno strano sorriso.
“Perché?”
“Ho letto che il pastore tedesco che stai aspettando deve fare una detartrasi e io non ho mai fatto una detartrasi…”
È la prima volta che vedo tanto entusiasmo dietro a un’igiene dentale.
“Okay… e chi lo seda?”
“Federico.” risponde prontamente. “A lui ho già chiesto e dice che va bene.”
“Cosa avrò in cambio?”
“Un caffè alla macchinetta?”
Se qualcuno potesse mettere un fermo immagine sulla mia espressione e aggiungere una scritta in sovraimpressione per chiarire al volo la sintesi dei miei pensieri, la scritta sarebbe: ‘sei scema?’
“Stavo parlando del tuo paziente, quello che mi darai in cambio… che cos’ha?”
“Ah! Scusa… è un rottweiler, ha fatto indigestione.”
“È già arrivato?”
“È fuori che ti aspetta.”
Usciamo insieme, Britney si incammina lungo il corridoio, prende le scale sulla destra per dirigersi verso la sala operatoria, dove Federico la sta aspettando, chiude la porta alle sue spalle e scompare. Io, invece, raggiungo la sala d’attesa e proprio di fronte a me, seduto accanto al suo rottweiler, c’è Massimo il Misericordioso, che alla mia vista, si alza in piedi.
“Ciao Massimo.” dico sorpresa. “Django, cosa hai combinato?” aggiungo fiera ricordando il suo nome al primo colpo, mentre mi chino per accarezzarlo.
“Be’, ecco…”
Chissà perché, ma quegli occhi pieni di imbarazzo mi fanno capire chiaramente che sia stato lui a causare l’indigestione del cane.
“Sì…” dico rialzandomi.
“Mentre ero sotto la doccia, si è fatto fuori tre polpettoni ripieni che avevo lasciato sul tavolo a raffreddare.”
“Tutti e tre?” chiedo basita.
 “Tutti e tre.”
“È stata una doccia lunga…” insinuo io.
“È un rottweiler.” precisa lui tentando di scansare il senso di colpa.
“E c’era del pepe per caso?”
“Solo in uno dei tre.”
Vorrei rimproverarlo, ricordandogli che la sua cucina — tutt’altro che leggera —andrebbe messa sotto chiave, invece di essere lasciata in bella vista, ma è già abbastanza mortificato, non mi sembra il caso di infierire.
“Andiamo a dare un’occhiata.” suggerisco facendogli segno di seguirmi. “Accertiamoci che non abbia dolori addominali, controlliamo la temperatura e vediamo di prescrivergli una terapia che lo faccia stare meglio.”
A visita finita, vieto tassativamente a Massimo di dare da mangiare a Django per le prossime ventiquattro ore e lo invito a preparare una fisiologica fatta in casa per reidratarlo. Difficile stabilire se la mia proposta voglia sfruttare le sue doti culinarie o convertirle, ma lui sembra essere ben disposto a rendersi utile.
“Puoi scrivermi la ricetta?”
“Certo.” dico mentre prendo carta e penna. “Dopo aver fatto bollire un litro d’acqua naturale, aggiungi tre cucchiai di zucchero, un cucchiaino scarso di sale, la punta di un cucchiaio di bicarbonato e mezzo limone spremuto. Mescola bene e usa la soluzione al posto dell’acqua. Tutto chiaro?” concludo porgendogli il foglio.
“Tutto chiaro.”
“Se non dovesse berla, rivediamoci per integrare i liquidi per via endovenosa.”
“E se ci rivedessimo comunque?”
“In che senso?”
“Ti andrebbe di venire a cena con me?”
A quanto pare il limbo in cui ho deciso di rimanere per convincermi di non essere ufficialmente single, convince solo me: Britney la pensa in modo diverso. Ecco perché ha barattato l’indigestione con la detartrasi, per lasciarmi con suo cugino, a cui sono quasi certa che abbia chiesto un favore del tipo: ‘non farla morire zitella, portala a cena fuori.’
Ora vado, l’ammazzo e torno.
“Puoi scusarmi un momento?” dico sorridendo nervosamente.
“Ho detto qualcosa che non va?”
“Oh no! No! È solo che mi è sorto un dubbio sulla terapia e ho bisogno di un parere di un collega… torno subito.”
Mi precipito fuori dall’ambulatorio, prendo le scale di corsa e raggiungo la sala operatoria che mi è stata sottratta con l’inganno. Non busso nemmeno, entro spalancando la porta con così tanta foga che rischio di farla sbattere contro il muro, e lì, vicino a quello che doveva essere il mio paziente, vedo Cristina e Federico che   parlano sotto voce.
“Disturbo?” chiedo caustica.
“Abbiamo quasi finito.” risponde lei prontamente.
La sua faccia mi sta dicendo che ho interrotto qualcosa: lo sospettavo.
“Allora posso rubarti un minuto?”
“Se Federico è d’acc…”
“Certo che è d’accordo.” la interrompo io.
Lui ci guarda basito, lei si leva i guanti e mi raggiunge sulla soglia.
“Cosa stai architettando?” domando furiosa chiudendo la porta dietro di me.
“Non so di cosa parli.”
“Ah no? C’è tuo cugino giù di sotto e mi sta chiedendo di uscire, ora, non so che idea ti sia fatta di me, ma non sono ancora ufficialmente single, non ha paura di morire zitella e fino a che questa situazione non si sarà risolta, non ho intenzione di frequentare nessun altro. Chiaro?” dico tutto d’un fiato.
“Melissa… io non ne sapevo nulla.”
Mi sfugge una risata, credo a causa dell’alto livello di irritazione che ha raggiunto le mie viscere più profonde.
“Dunque vorresti convincermi di aver scambiato i pazienti per il piacere di un’igiene dentale?”
“In effetti no…” risponde abbassando lo sguardo. “Volevo chiedere a Federico se avesse avuto notizie di Luca, so che sono amici, ma non sa niente neanche lui… mi dispiace.” conclude accarezzandomi la spalla.
Potrei sentirmi più strega di così? Non credo proprio, e come se non bastasse, al fardello morale che già mi affligge, si aggiunge pure un ragazzo che ho lasciato in stand by — e a cui non sono minimamente interessata — che vuole offrirmi una cena.
“Però mio cugino è simpatico…”
“Cristina!” bisbiglio seccata. “Non mi pare il caso di illudere qualcuno che, a prescindere da tutto, non è proprio il mio tipo.”
“Okay, okay… allora, scendi e diglielo.”
Come se fosse facile. Intanto scendo e poi vedrò come dirglielo.
SESSANTANOVESIMO EPISODIO
Illustrazione: Valeria Terranova