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9 Ago

Who’s that girl? — e non è il film con Madonna

enrica alessi storie di ordinaria follia
enrica alessi storie di ordinaria follia
 
R
eplicare la classe, il carisma, il carattere che avevano le top model degli anni d’oro è quasi impossibile. Ma io che sono alta un metro e cinquantatré — come Alexia la cantante, che però canta Happy, felice della sua bassezza — posso dire che una volta, sua Maestà Marpessa, la musa di Versace, mi ha fatto un complimento.

Forse i miei eccessi di sincerità non mi porteranno da nessuna parte, ne sono consapevole, ma non posso esimermi dal raccontare come andarono davvero le cose.

Settimana della moda di qualche anno fa, io e il mio amico Matteo entriamo nel cortile di Martini, in Corso Venezia e aspettiamo che qualcuno ci raggiunga per assegnarci uno dei tavoli all’aperto.

Ricordo perfettamente la mia mise: gonna lunga di tulle grigio, cintura alta di vernice nera — come il mocassino gioiello — giacca di rouches color cipria, borsa in tweed rosa. La sobrietà in frangenti come questo può essere limitante e a darmene conferma è la donna che sta lavorando al computer, seduta a uno dei tavoli che ho di fronte. Sento il suo sguardo su di me, riporta gli occhiali che ha sul naso in posizione di origine e mi osserva. Matte, che assiste alla scena, ha la bocca spalancata.

“Come sei carina.” mormora lei a un tratto.

Non so chi sia. L’istinto mi suggerisce di voltarmi per controllare che non stia rivolgendosi a un’altra che, a mia insaputa, si è materializzata alle mie spalle, ma non c’è nessuno: sta dicendo a me.

Con la gonna che ho addosso, mi verrebbe quasi da farle un inchino, ma mi limito a ringraziarla arrossendo.

“Lo sai chi è lei?” bisbiglia Matteo.

“No.”

“Come no?”

“Matte abbassa la voce: mi ha appena fatto un complimento.”

A salvarmi da quella situazione imbarazzante è un cameriere che viene verso di noi, a cui chiedo un tavolo all’interno — come se questo potesse bastare ad allontanarmi dalla mia ignoranza.

Entriamo, ci sediamo e a quel punto chiedo a Matteo: “quindi, chi è?”

“È Marpessa.”

L’ovvietà con cui pronuncia quel nome che non conosco mi fa venire voglia di sotterrarmi.

“Non conosci Marpessa?” chiede indignato.

È in momenti come questo che il bluff è tutto. Quando si parla di moda e tu non sai un caxxo, ci sono solo due cose da fare: la prima, sorridere annuendo — ma in questo caso non è possibile — la seconda, fingere l’amnesia.

“Ah! Non è quella…?”

Strizzo gli occhi, indice e pollice premono l’inizio del setto nasale. “Dai, aiutami…non ricordo…”

“È stata una top model importantissima, una musa di Versace!” esclama liberandosi.

Sarebbe stato meglio farle l’inchino.

“Ecco chi era!”

“Stai bluffando.”

“Non è vero.”

“È vero.” ribatte Matteo nel suo cappotto color zabaione abbinato a un collo di visone e a un paio di occhiali scuri.

“Okay, bluffavo. Però ha fatto un complimento a me, non a te.”

Illustrazione: Valeria Terranova