To top
16 Ott

Caccia a Ottobre Rosso — e non è il film con Sean Connery

storie di ordinaria follia

storie di ordinaria follia

 

Q

uando una persona non sta bene, nove volte su dieci, dà la colpa dello stress.

Ma non in autunno. In autunno, la colpa è del cambiamento di stagione.

Ogni male è a esso riconducibile.

Se volessi descrivere con una scena come vivo il passaggio emotivo che mi traghetta dall’estate all’autunno, basterebbe un fermo immagine sulla mia faccia avvilita e in sottofondo “Candle in the wind”.

Mi sento così: una candela che si spegne, una lucciola che perde la coda. In altre parole, una chiavica.

L’abbronzatura è sparita e — a causa del forte calo delle temperature che ha indotto il mio corpo a esigere di più di quanto gli spettasse — la voglia di biscotti è aumentata. Si è impossessata di me: mi serve un esorcista. O forse un nutrizionista, vedremo.

In questo periodo dell’anno vorrei essere Manimal, il protagonista di una serie TV anni ‘80 che si trasforma in tutti gli animali che vuole. A me basterebbe diventare il mio gatto che dorme tutto il giorno.

Ho una predisposizione per il letargo e ci sta: metaforicamente sono una candela spenta.

Neanche la distesa di abiti colorati che ho sempre adorato riesce a farmi sentire meglio. Non mi vedo bene con niente. Avrei voglia di incendiare tutto. Altro che Armocromia. Ma sarà meglio riacquisire un minimo di fermezza emotiva prima di compiere gesti di cui potrei pentirmi. Accetterò che l’estate è finita, che fuori fa freddo e la smetterò di pestare i piedi come una bambina capricciosa che non se ne fa una ragione. Affronterò l’autunno con dignità. E, forse, anche con eleganza.

Mentre ci provo, metto una foto di due mesi fa. Quando ero ancora una candela accesa. Spero di trovare un fiammifero.

 

Illustrazione: Valeria Terranova