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14 Ago

Chi ha inventato il tablet…

enrica alessi scrittrice

enrica alessi scrittrice

I

bambini non sono programmati per stare al ristorante: si annoiano, da sempre. E forse, ciò che più li affligge non è tanto il dovere stare composti a tavola, ma il non capacitarsi di come i grandi possano godere di un momento che li costringe a stare seduti, nella stessa posizione, per quasi due ore. I bambini si adeguano, seguono i genitori, ma non si divertono e vogliono qualcosa in cambio: il tablet. Il tablet viene sulla terra per intrattenere il bambino al ristorante. Chi lo ha inventato deve essere sicuramente figlio degli anni Ottanta: gli anni bui in cui al ristorante, non c’era neanche la televisione.Lo immagino: seduto a tavola, mentre supplica i genitori di potersi alzare, fingendo un attacco di cistite per andare in bagno e fuggire da una situazione scomoda. Ma al suo ritorno, i grandi stanno ancora chiacchierando e la sedia è ancora lì ad aspettarlo. Si rimette seduto, i dolci non sono ancora arrivati, e ormai provato da quella frustrazione snervante, giura a se stesso che quando crescerà, farà qualcosa di grande. Diventerà l’inventore del tablet e cambierà il destino di tutti i bambini delle generazione a venire. I tempi sono cambiati, i bambini sono cambiati, ma la noia è sempre la stessa, e nonostante il tablet sia un metodo d’intrattenimento infallibile, capace di sedare anche il più irrequieto dei bambini, ogni mamma del pianeta cerca di evitarlo: in tutti i modi possibili. Fase uno. Predicozzo ai figli e al marito.
“Allora bambini, oggi siamo andati al parco, al cinema, allo zoo. Abbiamo fatto sci nautico, bungee jumping dal ponte di Brooklyn, mosca cieca, un torneo di palla avvelenata e stasera a cena ci saranno dei vostri simili: altri bambini. Quindi, evitate di dirmi che vi annoiate e che non sapete cosa fare, perché questa volta, non attacca. Okay? Ci siamo capiti?”
I bambini guardano la mamma con un espressione traducibile in: ‘sta solo scherzando, lo so’, poi si pronunciano:
“E l’iPad? E il telefono di papi?”
La mamma si volta verso il genitore che, come lei, dovrebbe impegnarsi a fare rispettare la regola: ‘a tavola niente tablet’, ma anche lui sta guardando il cellulare. La mamma sbuffa, apre le braccia e le lascia cadere pesanti sui fianchi, in segno di resa. Papà, che si è perso tutto il discorso, decide di assecondarla ugualmente per evitare discussioni, si libera del telefono, lanciandolo sul divano e dice: ‘avete capito cosa ha detto la mamma?”
I bambini sanno bene che è una domanda a trabocchetto: neppure lui sa bene di cosa si stesse parlando, ma sanno anche che una volta seduti a tavola, avranno la meglio, quindi annuiscono, mostrandosi collaborativi. Appena la macchina si ferma nel parcheggio del ristorante, una squadra di demoni assiri si impossessa dei bambini. Varcano la soglia correndo e urlando, per dare un assaggio dell’inferno che potrebbero scatenare senza tablet, ma la mamma non cede, li ammonisce e ordina loro di sedersi. Fase due. Il cestino del pane. Anche i carboidrati rappresentano un diversivo per il bambino annoiato. Se il cameriere non lo ha già recapitato al tavolo, la mamma si sbraccia come Tom Hanks in Cast Away in cerca di aiuto, attira la sua attenzione e ne chiede due per prendere tempo. Ma quando il pane finisce, la mamma si trova di nuovo con le spalle al muro. E non importa se ha già ordinato, se ha fatto richiesta in cucina di preparare subito per i bambini, quando i piatti saranno spariti da tavola, si ripresenterà quel bisogno morboso di sostituirli con uno schermo a cristalli liquidi e lei non saprà più cosa inventare. Fase tre. Panoramica sui tavoli vicini. La mamma ormai sconfitta, si volta verso il tavolo che le sta accanto e prende spunto: altre mamme, come lei, stanno chiacchierando in santa pace, mentre i bambini, provvisti di tablet, si intrattengono in modo autonomo senza stressarle. Improvvisamente, tutti i buoni propositi iniziali vanno a farsi friggere. La mamma getta la spugna, chiede a papi il cellulare, estrae l’iPad dalla borsa e li consegna ai bambini, pagando il riscatto per il quieto vivere. I tempi sono cambiati, i bambini sono cambiati, ma in nome della noia, che è sempre la stessa, meglio assecondare la modernità e le volontà di quel bambino di ieri — di cui lei stessa ha memoria — che ha cambiato le sorti dei bambini di oggi, mettendo a loro disposizione il più infallibile mezzo di intrattenimento.

 

Illustrazione: Valeria Terranova