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28 Set

Il complesso di Esopo

crem's blog enrica alessi scrittrice

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E

mma ha 11 anni e deve scrivere una favola. Una favola con una morale che abbia come protagonisti gli animali.
“Mamma mi aiuti?”
“No cara, i compiti sono tuoi, e io non sono Esopo!”
“Mamma si dice Edipo, complesso di Edipo.”
“Edipo è venuto dopo Esopo. O era prima? Comunque… Esopo era un signore che scriveva delle favole. E la tua la scrivi da sola.”
Emma mi guarda delusa, si volta a guardare la strada dal suo finestrino, poi appoggia la sua manina sulla mia – che sta sopra il cambio – e tra la terza e la quarta dice:
“Allora a cosa mi serve avere una mamma
scrittrice?”
Se un pugile si incita con frasi del tipo: “ecco dai, spaccagli la faccia!”, gli scrittori vanno motivati in modo diverso. Hai presente quelle situazioni in cui il destino ti dà l’opportunità di riscattarti? Tipo che a scuola ero un disastro, ero brava solo nei temi, e ora mia figlia mi sta chiedendo di fare vedere chi sono scrivendo una favola per lei? Ci sta. L’aiuto. Arriviamo a casa e ci sediamo al tavolino dei compiti. Le mie chiappe entrano a stento nella seggiolina di Kartell, ma cerco di rimanere concentrata.
“Allora: ci serve una morale.” dico aprendo il suo quaderno.
“Chi troppo vuole nulla stringe.”
“Perché proprio questa?”
“L’abbiamo sorteggiata in classe.”
“Ah!”
“Quindi?” mi chiede impugnando la penna per cominciare.
“Ci serve un millepiedi!”
“Mamma: il millepiedi non è un animale, è un insetto.”
“Il millepiedi cammina e respira: è un animale a tutti gli effetti, quindi lo mettiamo!”
“Perché?”
“Quando potrai usare le mie scarpe capirai perché mi serve un millepiedi nella storia.”
“Mamma non ci mettere della moda eh… Per favore! Ci sgamano così!”
“La scrivi da sola?”
“No no va bene. Mettiamola un po’ di moda.”
“Okay, io detto, tu scrivi.”
Mi schiarisco la voce e inizio a raccontare:
“C’era una volta un millepiedi che si lamentava di avere poche scarpe.”
“Mamma ci sgamano, io ti avverto.”
“Me ne vado!”
“No, no. Poi?”
“E un bel giorno la sua amica lumaca, stanca di sentirlo brontolare, gli chiese quante ne possedeva. Il millepiedi infastidito dalla domanda, sbuffò e disse: “ma cosa vuoi saperne tu, che hai solo una pattina per scivolare sulla pancia e una brutta casetta che sei costretta a caricarti sulle spalle?”
“Mamma questo non si può mettere: è bullismo!”
“Emma, smettila! Ai tempi di Esopo il bullismo non c’era.”
“Sicura?”
“Sì! Scrivi: Il millepiedi sapeva di non averle mai contate ed era giunto il momento di farlo. Vuotò il suo armadio e le mise tutte fuori in giardino.”
“E quante erano?“ mi chiede curiosa.
“Erano mille paia, ma il millepiedi ne voleva un altro.”
“Ma cos’è? La carica dei 1001?”
“Bella questa!” dico strizzandole l’occhio.
“Uscì a comprarne altri due, ma sulla via del ritorno cominciò a piovere. Il millepiedi cercò di correre più forte che poteva, doveva salvare le scarpe abbandonate in giardino, ma la sua corsa disperata non servì a niente. Il tesoro che non aveva mai apprezzato, ora si era tutto rovinato.
L’amica lumaca per ripararsi dalla pioggia si era ritirata nella sua casetta, ma si era goduta tutto lo spettacolo e non poté fare a meno di farsi una risata. Quando si dice: chi troppo vuole nulla stringe.”
“Mamma, ho solo una domanda: è chiaro che nella storia sei tu il millepiedi, ma la lumaca chi è?”
“Tuo padre!”

Illustrazione: Valeria Terranova