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8 Set

Pronto, chi parla?

Pronto, chi parla?

Pronto, chi parla?

L

a mia adolescenza è stata una mezza schifezza, ma c’era una cosa che mi entusiasmava, una sorta di premio di consolazione: gli scherzi telefonici. Per farli a regola d’arte avevi bisogno di:
1. Una casa senza genitori tra i piedi
2. Un’amica deficiente che sapesse fare le voci (quella di solito ero io) 
3. Un elenco telefonico per sorteggiare i fortunati. 
Dalle tre alle sette c’era “il via alle telefonate”: era l’appuntamento fisso pomeridiano. Spulciando l’elenco io e la mia amica avevamo trovato questa signora che di cognome faceva CAPPELLATO, che in Emilia è un sinonimo di “BECCATO”, e chi poteva resistere di fronte a una cosa così? La chiamavamo tutti i santi giorni dicendo: La chiamavamo tutti i santi giorni dicendo:

“Cappellato?”
“Sì…”
“Ti abbiamo cappellato!”
“Ma chi parla?”
“Non ti preoccupare, lo sappiamo noi chi sei…”
“E quindi?”
“Cappellato, ti abbiamo cappellato che spacci droga.”
La signora credo che ora viva sotto copertura con un nuovo cognome. Seguita dal programma di protezione “vittime scherzi telefonici.”

La parrucchiera era un must-have. Noi non ne avevamo designato una in particolare, le chiamavamo tutte, – e quando dico tutte, intendo tutte – tutte quella della provincia.
“Pronto, buongiorno, vorrei fare la permanente.”
“Quando?”
“Oggi.”
“A che ora?”
“Anche subito…”
“Va bene…”
“Poi vorrei fare le mèches, il ritocco al colore, poi il taglio, ma solo una spuntatina. E se proprio non mi vedo, tagliamo tutto.”
“Ma quando?”
“Sempre oggi…”
Piazzavamo dai dieci ai quindici appuntamenti al giorno. Ecco perché adesso ti chiedono sempre un recapito. Poi andavamo a spulciare la rubrica di famiglia, quella con tutti i contatti dei parenti più stretti, quella in cui mio padre teneva il numero del gommista di fiducia: Piero.
“Piero, buongiorno!”
“Buongiorno…”
“Senta, stamattina le ho portato una 126 per cambiare le gomme, sa mica se è pronta?”
“Ma io qui non ho nessuna 126…”
“Impossibile! Controlli meglio. L’ha portata mio marito…”
“Ma suo marito chi è?”
“È CAPPELLATO e veda di trovarla perché altrimenti succede un casino!” E tutto questo sarebbe potuto durare per sempre se non fosse arrivata quella bolletta astronomica da fare invidia agli abbonati di 144. Lei segnò per sempre lo “stop alle telefonate”. E dopo la cariola di mazzate, fu la volta del ripristino del vecchio telefono: quello con la rotella che pesava 200 chili, quello con il lucchetto che mise la parola fine alla parentesi felice della mia adolescenza. E meno male che c’era la pubblicità della SIP con Massimo Lopez che con il suo “una telefonata allunga la vita” mi aveva concesso la sola nell’arco della giornata: con cui chiamavo sempre la signora Cappellato.

Illustrazione: Valeria Terranova