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3 Apr

La legge del desiderio — e non è il film con Antonio Banderas

storie di ordinaria follia
   
I l sogno di un bambino è andare a Gardaland – negli anni ’90 lo slogan era così – ma all’epoca io ero adolescente e il mio sogno era avere un cardigan azzurro a costine di Sisley. L’essere umano desidera, lo diceva anche il Dottor Lecter, desidera ciò che vede e io ricordo perfettamente la vetrina in cui era esposto: all’angolo di Viale XX settembre. Ricordo anche il prezzo: novanta mila lire e, allora, era una cifra che non potevo permettermi. Pensavo a lui notte e giorno, immaginavo le mise probabili, ma dovevo risparmiare per averlo. A dire il vero io e il risparmio non siamo mai andati molto d’accordo. È una realtà che condivido, anzi, mi congratulo con i risparmiatori,...
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27 Mar

Speriamo che sia femmina – e non è il film con Catherine Deneuve

storie di ordinaria follia
     
A vrei voluto un altro bimbo, anzi, sarò brutalmente sincera: un’altra bimba. Perché tre è il numero perfetto, perché un’altra gravidanza forse non mi avrebbe ringiovanito, ma avrebbe almeno rinnovato il mio sistema cellulare e, soprattutto, perché avrei saputo da subito come chiamarla. Anche se quest’ultimo aspetto può sembrare insignificante, a rovinare il futuro di un bambino con il nome sbagliato è un attimo. Ho dedicato all’argomento un capitolo intero del mio primo libro, ma questa volta non avrei avuto dubbi: l’avrei chiamata Anna, come mia mamma. E siccome Emma e Carola sono castane come il papà, lei presumibilmente sarebbe stata mora come me. I loro nomi insieme avrebbero avuto un suono bellissimo ma, quando si usa il condizionale per raccontare,...
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13 Mar

Miracoli dal cielo – e non è il film con Jennifer Garner

storie di ordinaria follia
   
M i succede in questo periodo dell’anno, come Boy annuso l’aria e, anche se sulla carta è ancora inverno, nella mia testa la primavera è già arrivata. Dalla primavera all’estate è un attimo ed ecco che mi ritorna in mente – bella come era – la Visa rosso Valentino della Nonna Glitter: la macchina con cui negli anni Ottanta portava i suoi nipoti in vacanza al Lago di Garda. Era un lavoro sporco, ma qualcuno doveva pur farlo. Partivamo poco dopo la fine della scuola e tornavamo poco prima dell’inizio. Era uno spasso: il bagno tutti i giorni, le risate a tavola, le partite a Forza 4, i giri in bicicletta, le patatine fritte due volte a settimana. La squadra di mocciosi fortunati...
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6 Mar

Il braccio violento della legge — è non è il film con Gene Hackman

storie di ordinaria follia
 
I l saluto è spontaneo. Se qualcuno ti dice ciao o fa un cenno con la mano, d’istinto contraccambi, anche se non lo conosci. Io l’ho scoperto grazie ai giochi che improvvisavo quando le bimbe erano piccole perché in macchina non si annoiassero. Ma mi viene così bene che non riesco più a smettere. Prima del covid, questo era il gioco. Nelle calde giornate di primavera, tornando a casa da scuola in auto, si incontrano un sacco di persone per strada. Qualcuno corre, qualcuno passeggia, con o senza cane, chi è seduto sulle panchine a chiacchierare. Io rallento e lascio che le bimbe intercettino la preda. “Quel signore, mamma!” grida Emma eccitata. “No, no...
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20 Feb

La ragazza del lago — e non è il film con Valeria Golino

         
S e hai nascosto un ricordo, le canzoni lo trovano. Emma ha un paio di mesi ed è tra le mie braccia: sto cercando di farla addormentare. Dio non mi ha dato l’altezza – e manco il naso dritto – però mi ha fatta intonata e simpatica. Caratteristiche che tornano utili quando diventi mamma, specie se la tua primogenita non vuole proprio saperne di dormire. La mia è una missione e mi farò guidare dalla musica e dalle mie potenzialità canore. La casa non è grandissima e la colpa del bagno che ne occupa la metà. Ne abbiamo uno soltanto, ma è come quello delle discoteche e ha una parete di specchi. La consolle è il mobiletto della biancheria, e il lettore...
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13 Feb

La grande illusione — e non è il film con Jean Gabin

storie di ordinaria follia
     
H o sempre dimostrato meno anni di quelli che ho realmente: è sempre stato così, sin dall’infanzia. Quando in quarta elementare l’ambulanza mi porta in ospedale d’urgenza per impedire all’appendicite in peritonite di togliermi dalla faccia della Terra, l’infermiera che mi accompagna in sala operatoria mi uccide in modo diverso, dolcemente, chiedendomi se l’asilo mi piace e se ho degli amichetti. Dov’era mentre fiera le parlavo del mio pigiama di Kiss me Lycia con cui affronterò il bisturi? Una bambina dell’asilo guarda i Barbapapà, e una signora della sua età dovrebbe saperlo, che cavolo! Okay che sto per essere stordita e tra poco spegnerò la luce, ma mi toccherà dimenticare anche le sue domande che offendono non tanto la mia statura –...
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