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13 Ott

Il sogno di un bambino di andare a Gardaland

crem's blog enrica alessi scrittrice

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S

e il sogno di un bambino è andare a Gardaland, per un genitore è il peggiore degli incubi. In veste di mamma ci sono stata una volta soltanto, giusto il tempo di comprare a Carola il pupazzo di Prezzemolo, portarla nella sua casa sull’albero, e chiedere a uno degli addetti di farci uscire perché Carola aveva vomitato in ascensore e sul suo pupazzo di Prezzemolo.
Ma quando la bambina ero io, andarci era uno spasso. Quella volta fu davvero uno spasso. Sveglia alle cinque – mia madre alle 4 per friggere le 15 cotolette da mettere nei panini con cui pranzare con leggerezza. Seguita da colazione in macchina per risparmiare tempo e arrivare all’ingresso all’alba per evitare la fila.
Ma appena scesi dall’auto, mio padre lascia le chiavi dentro. In quel momento credo si sia pentito di non averne mai fregata una. Dopo averle provate tutte, decide di rompere il vetro per salvare almeno i panini con le cotolette che ci eviteranno la fila al bar. Ma mio fratello – 5 anni e 40 chili – si pronuncia:
“Papà prova con questo rametto.” dice passandogli un ramo di salice.
Non importa se non hai mai rubato un’auto. Quelli che lo sanno fare è perché hanno visto Mac Gyver. Mio padre fa un nodo alla parte finale e lo fa scivolare dal finestrino rimasto aperto. Aggancia il pirullo della serratura e riesce ad aprire. Recuperiamo il rancio e corriamo all’ingresso, dove nel frattempo si sono già formati due chilometri di coda. Mia madre tutta sudata, e con il braccio dolorante per aver trasportato a lungo il frigo portatile, si ferma e dice: “Volete un panino?”
Rifiutiamo perché la fila si sta muovendo e quando riusciamo a entrare, si scatena l’inferno.  Mio padre perde il portafoglio dentro il castello di Dracula e si mette a perquisire tutti quelli che scendono dallo scivolo. (Dopo un’ora si accorge di averlo lasciato nella borsa di mia madre.) Nel frattempo, mio fratello finisce tutti i panini, si beve due Billy ed è pronto a ripartire di slancio. Si fionda verso il disco volante che ondeggia sull’acqua. Allaccia la cintura sgambettando felice e la giostra si mette in moto. Lui dà di stomaco al quarto giro annaffiando tutti come un idrante.
Che bella giornata. Finita solo dopo essermi fatta una doccia nel Colorado Boat. Magic Mountain ci sembrava troppo.
Ma sulla strada di casa, mentre sonnecchiavo sui sedili posteriori insieme a mio fratello e a quel che rimaneva del profumo di cotoletta, mi domandavo quando ci sarei tornata. Mio padre dal volante cercava di rispondermi per via telepatica: “Mai più, ti prego. Non ce la faccio.”
Ora capisco e suggerisco di dimezzare il prezzo dell’ingresso a tutti i genitori che si fanno nu mazzo tanto per portate i bimbi a Gardaland. I genitori meriterebbero una targa come premio alla pazienza che anno dopo anno tiene in vita questo parco divertimenti – per modo di dire.

Illustrazione: Valeria Terranova