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3 Giu

La sala d’attesa

l'amore ai tempi supplementari
             
M io padre non si è accorto di me, ha ancora il capo chino, i gomiti appoggiati sulle ginocchia, fissa il nulla. Davide gli siede accanto nella stessa posizione e io resto immobile a guardarli, realizzando che l’ultima volta che si sono trovati insieme, in una sala d’attesa, è stato il giorno in cui è nata Sofia. Qualcosa mi impedisce di avanzare: è come se la mia mente tentasse di prendere tempo, di rifugiarsi nel ricordo per riportarmi indietro con la memoria a rivivere un momento felice in cui –– nonostante le contrazioni –– andava tutto bene. “Eva, ci siamo quasi…” dice l’ostetrica. Lo ha detto anche cinque minuti fa e invece non ci siamo per niente: soffro come un cane. “Ho bisogno...
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3 Giu

Tremors — e non è il film con Kevin Bacon

enrica alessi storie di ordinaria follia
 
M i sono sempre chiesta come facesse mia mamma a dormire con mio papà che russa come un trattore. Poi, dopo aver sposato Giaco, l’ho capito. All’inizio del matrimonio non era così, quando russava, mi bastava chiedergli di girarsi sul fianco destro e, come per magia, smetteva. Ora invece è diverso. Se di norma una persona si sdraia, si addormenta e poi –– eventualmente –– russa, Giaco non conosce la seconda fase: la salta proprio. Appena si appoggia su una superficie orizzontale, chiude gli occhi e russa. Non lo fa soltanto in camera da letto, lo fa sul divano, sulla poltrona e anche in spiaggia. I vicini di ombrellone ridono e io mi vergogno. Hai voglia di mandare bacini...
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