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icordo che quando giunse il momento di prendere la patente, tutte le mie coetanee erano eccitate, io no. Sono sempre stata atipica — o atopica come la demartite: mi sono sempre manifestata in modo eccentrico e bizzarro.
Non avevo gioito nemmeno per i miei diciott’anni, il fatto di entrare ufficialmente a far parte del mondo degli adulti non mi ha mai entusiasmata. Mi sarei trasformata anch’io: avrei smesso di vivere di sogni, sarei diventata concreta e responsabile e il mio spirito creativo ne avrebbe indubbiamente risentito.
A ricordarmi, però, che i sogni è meglio inseguirli con la macchina, fu mia madre, che aveva preso la patente molto tardi e non voleva che ripetessi il suo stesso errore.
“Andrai a scuola...