G
etto il telefono sul sedile del passeggero e afferro il volante a due mani.
Lo sguardo, che pare rimanere fisso sulla strada, si sposta a intermittenza sul display del cruscotto, puntando l’orologio: ogni minuto che passa è una stretta al cuore.
Ho immaginato la nascita dei cuccioli almeno mille volte e mai avrei pensato che potesse essere Britney a farli venire al mondo: non posso permetterlo, devo anticipare il dottore.
Quanto mi ci vorrà? Quindici minuti?
E lì, mentre accelero, sforzandomi di capire se esista una scorciatoia capace di farmi arrivare alla clinica più velocemente, la macchina che mi sta davanti sorpassa e mi lascia di fronte a un camion rimorchio, che viaggia a trenta chilometri orari. È in momenti come...