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1 Ott

Quando amore e passione diventano un cappello…

maurizio bacchio

“Ho una malattia che si chiama fantasia, porta quasi all’eresia, è considerata pazzia…” questo è il cappellaio matto di Alice in Wonderland, quello che vi presento oggi si chiama Maurizio Bacchio. Cosa hanno in comune? Sicuramente la passione per i cappelli! Un vero amore per l’arte, il cinema, la musica e la moda…tanto che le creazioni di questo nuovo designer sono state recentemente pubblicate da Vogue Sposa. Lo abbiamo incontrato per intervistarlo ed ecco cosa ci ha raccontato.

Ciao Maurizio, dicci un po’, come nasce questa passione per il cappello? Il cappello è un accessorio a sé, a volte basterebbe lui soltanto a rendere particolare una combinazione che si indossa. Il cappello viene forgiato dal nulla…il feltro è un cono senza forma, lo si lavora con acqua e vapore, lo si plasma manualmente e piano piano prende vita qualcosa che prima non c’era, come succede con un’opera d’arte. Nella mia famiglia l’arte è sempre stata una sorta di pane di quotidiano…un po’ per le grandi collezioni di quadri e ceramiche e un po’ per il diletto di alcuni parenti: uno zio pittore di fama importante e una nonna modista che amava dare libero sfogo al suo ego. Io ritrovo molto di me stesso in lei. Seppur non abbia mai avuto il piacere di conoscerla, i suoi lavori e i suoi racconti sono stati tenuti così vivi da mia madre che ho l’impressione di conoscerla da sempre. Ho fatto l’arredatore d’interni per molti anni, ma il lavoro della nonna, lasciato incompiuto, è come se fosse venuto a cercarmi…ed ora eccomi qui. Con cosa hai cominciato? Qual è stato il tuo primo cappello? Iniziai con un matrimonio…presi un pezzo di stuoia, ne feci un tubolare e lo cucii su un panama ricreando una foresta tropicale con fiori, fili d’erba e cinque pappagallini montati su fili d’acciaio armonico. Fu un grande successo e capii che era la mia strada, che sarebbe stato il primo di una lunga serie. Cosa pensi del mondo a cui ti stai affacciando? Il mondo della moda non è certo di modi gentili, ci vuole pazienza, tenacia, buone conoscenze e una grande capacità di riuscire a creare qualcosa che possa piacere al grande pubblico, una sorta di versione commerciale del mio modo di creare, ma credo anche che chi lavora con grande amore e con grande passione viene sempre ricompensato. Anche i grandi personaggi a cui oggi facciamo riferimento, all’inizio, non devono aver avuto vita facile, ma hanno perseverato e sono diventati quello che sono: dei modelli d’ispirazione. Nelle tue creazioni spesso è presenta il tema del riciclo, perché? Mi piace pensare che tutto quello che è sotto ai nostri occhi può essere fonte d’ispirazione, anche qualcosa che si è rotto, che è stato dimenticato. Allora perché non inserire qualcosa di questa tipologia in un nuovo oggetto, per dargli nuova vita e magari farne la parte principale? Sembra che tu ti stia riferendo a un cappello in particolare, quale? La tua intuizione non è sbagliata, quello che è stato pubblicato da Vogue e che rimane uno dei miei preferiti. Tutto è nato da una radice, l’ho dipinta di bianco e l’ho girata in modo che sembrasse un ramo, ho ricoperto la base con una nappa stampata recuperata da una vecchia valigetta, poi sono arrivati gli uccellini, da qualsiasi parte li si osservi, si guardano come se stessero amoreggiando. Cosa non può mancarti mentre lavori?  Ho un problema di udito, la musica mi ha aiutato molto, è con lei che mi sono esercitato. E’ il vero filo conduttore del mio lavoro, la musica classica e l’opera sono le mie preferite, sono generi sacri, puliti. Parlaci del futuro, la tua prossima collezione a chi sarà dedicata? Sicuramente a mia nonna Nilla. Ho già iniziato ad acquistare forme tipiche degli anni ’20 e degli anni ’50 a cui aggiungerò perle, piume e chissà…immagino una donna con uno stile simile a quello di Lana Turner e Bette Davis…coi primi freddi sarà pronta e non vedo l’ora di mostrarvela. E riguardo alla donna di oggi? Cosa mi dici di lei? Spesso ci sono donne che indossano grandi firme malamente solo per il desiderio di uniformarsi alla massa. La donna di oggi dovrebbe creare il proprio stile e realizzare che essere sé stessa equivale all’essere di moda. La donna non osa per paura di giudizi esterni, ma è nata per farlo, ecco la ragione per cui sogno, immagino e creo cappelli per lei, perché è la sola che può indossarli regalando un’emozione. Lo stesso cappellaio dice: “La gente vede la follia nella mia colorata vivacità e non riesce a vedere la pazzia nella sua noiosa normalità!” Siamo arrivati alla fine dell’intervista, con la nostra domanda di rito: sogno nel cassetto? So bene qual è e mi auguro che possa avverarsi…Vorrei vedere le mie creazioni sfilare in passerella con i grandi nomi della moda.

 

WHEN LOVE AND PASSION TURN INTO A HAT… – “I have a disease called imagination, it leads to heresy, it a kind of madness…” this is the Mad Hatter in Alice in Wonderland and the one I’m introducing you today is Maurizio Bacchio. What do they have in common? Surely the passion for hats! A true love for art, cinema, music and fashion…so that the creations of this new designer have been recently published by Vogue Sposa. We met him for an interview and here is what he told us.

Hi Maurizio, let’s tell us how this passion of hats started?  The hat is an accessory that can stand alone, sometimes the only thing needed to make an outfit special. Hats come to life from nothing…felt is a cone with no shape, it is manufactured with water and steam, it is shaped manually and slowly to create something unexpected as if a work of art. In my family art has always been our bread and  butter…for our art collections of paintings and ceramics  and for the talent of some of my relatives: my uncle was a famous painter and my grandmother was a milliner who loved to set her creativity free. I have a lot in common with her. Even if I have never known her, my mother has always told me about her work and her story as if I met her. I worked as an interior designer for years but the unfinished works of my grandmother came to visit me…and now, here I am. What did you start with? What was your first hat? I started for a wedding…I took a piece of mat, made a tube shape and sew it onto a panama hat creating a tropical forest with flowers, grass and five parrots mounted on steel wires. It was a great success and I immediately realised it was the first of a long series.What do you think of the world of fashion you are facing now? The world of fashion is not so kind, you need to be patient, stubborn, to meet the right people and a great capacity to create something that the market can love, a sort of commercial version of artistic creations but I also think that if you work with passion and dedication, you’ll always be rewarded. The big names of the fashion industry didn’t have an easy task at the beginning but they worked hard and they have become a benchmark and a source of inspiration. The theme of recycling is often present in your creations, why? I love to think that everything before our eyes can be a source of inspiration, even things that are broken or forgotten. So why not introducing something old into a new object to give it a brand-new life and concept? It seems that you are referring to a hat in particular, which one? Your intuition is not wrong, the hat published by Vogue is one of my favourite. All started from a root, I painted it in white and shaped it to create a branch, I covered its base with printed leather recovered from an old suitcase then little birds came and from any point of view you look at them you them flirting. What is the thing you can’t do without while working? I have a hearing problem and music has helped me a lot, I practised my hearing with it. Music is the real leitmotiv of my work, classical music and opera are my favourite as they are sacred and pure.  A teaser of your next collection, who will it be dedicated to? Surely to my grandmother Nilla. I have already started to buy moulds of the 20’s and 50’s to which I will add pearls, feathers and who knows what else…I dream of a woman with the style of Lana Turner and Bette Davis…in autumn the collection will be ready and I’m looking forward to showing it. And what about today’s woman? What can you tell me of her? I often see women who wear designer clothes just to uniform with the masses. Today’s woman should be able to create her own style and understand that being herself means being fashionable. Women don’t dare as they’re afraid of criticism but they were born to dare so I imagine and create hats for women as they are the only one who can wear them with emotion. The Mad Hatter says: “People see madness in my colourful liveliness and cannot see madness in their boring normality!” We are now at the end of our interview with our ritual question: your secret wish? I perfectly know what it is and I wish it could be fulfilled…I wish I could see my creations on a runway show with the big names of fashion.

MAURIZIO BACCHIO CAPPELLI

MAURIZIO BACCHIO CAPPELLI

MAURIZIO BACCHIO CAPPELLI

MAURIZIO BACCHIO CAPPELLI

MAURIZIO BACCHIO CAPPELLI

VOGUE SPOSA