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21 Gen

Renzo e Lucia

l'amore ai tempi supplementari

l'amore ai tempi supplementari

 

 

 
E

sco di casa con la valigia. Vedo il
pontile in lontananza: ho bisogno di un paio di secondi per stare sola con lui.
Sembra un nulla, ma non mi serve di più per recepire l’essenza di ciò che esso rappresenta. I ricordi arrivano tempestivamente, prestano i primi soccorsi, ma le lacrime hanno già distrutto il trucco, e a salvarmi dalla solita scena patetica, sono gli occhiali da sole che ho sul naso.
Le onde del mare in tempesta rompono il silenzio di quello che sembra essere un addio, ma preferisco dire ‘ciao’ mentre mi volto a salutare Paolo.
Il suono della mia voce gli impone di guardarmi negli occhi ancora una volta, ma il sorriso che mi ha sempre tolto il fiato, ora è sofferto e mi spezza il cuore. Non serve aggiungere altro.
Le lacrime stanno per rompere la diga artificiale che le tiene a freno, mi incammino verso la macchina parcheggiata senza voltarmi, lancio la valigia sul sedile accanto al mio, e metto in moto.
Il mio sguardo resta fisso sullo specchietto retrovisore, il pontile si allontana, la sua casa si allontana, e non posso fare a meno di chiedermi se sarà per sempre.
Come possiamo essere così ingenui da desiderare l’amore eterno, quando basta un attimo per rovinare tutto?
La domanda è solo un espediente per concedermi un pianto disperato che mi accompagna fino al casello autostradale.
Il beep del tele pass mi suggerisce di smetterla, la sbarra si alza e realizzo che oggi, come allora, non posso farcela senza Michele.
Quattro squilli, poi risponde.
“Eva! Come va?”
“Bene.”
Cerco di controllare la frequenza della voce, ma il suono è distorto: assomiglia al belato di un agnellino che sta per essere sacrificato.
“Michi sono un disastro, ho rovinato tutto!” dico piangendo.
“Dove sei?” chiede allarmato.
“Sto guidando…”
“Non dovresti nel tuo stato!”
Il suo rimprovero mi fa riflettere: sono sconvolta, è vero, ma potrei fermarmi al primo autogrill e farmi un goccio per dimenticare. Adoro l’ebrezza: quel senso piacevole di euforia e spensieratezza che annebbia le facoltà mentali fino a stordirle. Sarei disposta a mettere in conto arresto e detenzione, pur di evitare il capodanno sulla neve organizzato dal mio ex marito: la vera causa dei miei problemi.
“Dove ti trovi esattamente?”
“Sto rientrando da Forte.” mormoro.
Quella frase semplice chiarisce cosa sia il “tutto” che ho appena sostenuto di aver rovinato.
“Okay. Spiegami, ma con calma.”

Ho chiuso la valigia, sto finendo di prepararmi per partire, ma mentre sono di fronte allo specchio, armeggiando con il mascara, rivedo l’immagine di quel bacio: sarà anche un’allucinazione, ma di fatto, stanno ridendo alle mie spalle.
Sono davvero sicura che la bionda nel cassetto non abbia importanza?
Il passato ha un peso specifico e quello del mio è troppo pesante per essere trascurato. Un matrimonio finito insegna tante cose e ho imparato a mie spese cosa significhi ignorare fatti che sembrano irrilevanti. Preferiamo considerare futile ciò che non lo è, senza considerare che la stessa verità che ci spaventa, dietro cui ci nascondiamo, è una condizione necessaria e irrinunciabile.
Mi comporterò da adulta, confesserò ciò che ho visto e chiariremo questa situazione, una volta per tutte.
Chiudo la valigia, e raggiungo il soggiorno dove Paolo mi sta aspettando.
Sta seduto sul divano con l’iPad tra le mani, il rumore dei miei passi attira la sua attenzione, solleva gli occhi, mi guarda, sorride.
“Stavo guardando le previsioni: mettono il sole per i prossimi due giorni, sicura di non voler restare?”
“Sai che vorrei restare…”
Lascio cadere la valigia sul pavimento e vado a sedermi a cavalcioni su di lui.
Mi piace avere di fronte la sua faccia e mi eccita sapere che le sue labbra sono a un centimetro dalle mie: posso prenderle quando voglio. Ma l’imminente partenza impone alla scaletta del mio programma mentale di rispettare i tempi e ora devo concentrarmi sulla bionda.
“Devo dirti una cosa…”
“Sono qui, ti ascolto…”
E mentre cerco di elaborare una versione che chiarisca da subito che non era mia intenzione rovistare nei suoi cassetti, il campanello suona.
Scivolo via dalle sue gambe, mi siedo sul divano e lui si alza sbuffando per raggiungere la porta. Fissa il monitor, rimane in silenzio, si volta un secondo verso di me, poi preme l’interruttore per aprire. Sono troppo lontana per capire chi sia il soggetto che la telecamera ha inquadrato, ma non ci vuole molto per scoprirlo: Paolo afferra la maniglia, la porta si spalanca e sento la voce di una donna.
“Buongiorno!”
“Che ci fai qui?” le chiede.
“Corsa sul mare finita, pensavo che potessi offrirmi un caffè…”
Resto immobile, in silenzio, ma le mie antenne sono alzate e cercano di non perdersi nemmeno una sillaba.
“Sono con Eva.” dice in tono brusco.
“Oh! Ho interrotto qualcosa?”
Il suo tono mi indispone. Chi diavolo è?
Mi alzo dal divano, raggiungo Paolo e lì, sulla porta, trovo la bionda del cassetto: sembra un gioco di prestigio.
“Ciao.” dico abbracciando Paolo.
“Eva che piacere. Finalmente ti conosco. Paolo mi ha parlato tanto di te.”
Fortuna che non posso dire lo stesso.
“Sono Camilla.” aggiunge porgendomi la mano.
È la sua ex. La stessa ex che lo ha chiamato la sera in cui abbiamo deciso di concederci una chance. Che ci fa qui? Cosa vuole da lui?
“Vuoi entrare?” le chiedo.
Paolo mi guarda sorpreso.
Ammetto che tale audacia ha stupito anche a me, ma il mio invito non è dettato dalla cortesia, lo sappiamo tutte e due.
“Ti ringrazio, ma preferisco andare…”
Di già? Avrei voglia di farmi un applauso per averla messa in fuga così in fretta.
“A proposito, Paolo chiama mio fratello: sta definendo i dettagli della festa di capodanno, c’è bisogno di te.”
Paolo annuisce, afferra la porta, sembra che muoia dalla voglia di sbattergliela in faccia, ma lei non ha ancora finito.
“E tu Eva? Ci sarai?”
Anche il suo invito non sembra dettato dalla cortesia.
“No, purtroppo no, ma divertitevi.”
È il sorriso migliore che mi viene, ma vorrei ucciderla.
La porta finalmente si chiude e resto sola con lui. Credo che dovrei giocare di strategia e aspettare che sia lui a parlare per primo.
“Mi dispiace.” mormora.
“Sembra che non ti abbia dimenticato.”
“È una storia finita, te l’ho detto.”
“E lei si presenta qui come se niente fosse?”
La mia provocazione lo infastidisce: la sua espressione cambia e anche il tono della sua voce.
“Se avessi qualcosa da nascondere, non ti avrei chiesto di restare per capodanno.”
“E perché c’è una foto di voi due nel cassetto delle tovaglie?”
“Hai rovistato tra le mie cose?”
“Non ho rovistato tra le tue cose, stavo cercando le posate, ho solo sbagliato cassetto…”
“E comunque non so nemmeno di che foto stiamo parlando, giusto per farti capire quanto mi importa.”
Quindi finisce così? Lui è innocente e io mi sento in colpa per aver aperto il cassetto sbagliato?
“Certo che è buffo…” continua. “Se lei non fosse capitata qui, non mi avresti detto niente di quella stupida foto.”
“E invece stavo proprio per farlo… prima che lei piombasse qui con l’aria di chi non ha la minima intenzione di uscire dalla tua vita.”
“Senti da che pulpito…”
Lo dice a bassa voce, ma riesco a sentirlo e la sua allusione non mi piace.
“Come prego?”
“Hai capito benissimo.”
“E invece temo che dovrai spiegarmi meglio.”
I toni si sono accessi e questa ha tutta l’aria di essere una lite, la nostra prima lite, e non so come reagire.
“Non credo che tu sia nella posizione di farmi pesare che una donna mi ronza intorno: sei tu a essere in procinto di partire per un weekend sulla neve con il tuo ex marito.”
A quanto pare siamo in due ad aver delle questioni in sospeso da chiarire.
“Hai dimenticato Sofia: è per lei che ci vado, non è la vacanza che descrivi tu.”
“E ti aspetti che mi bastino due camere separate per sentirmi al sicuro?”
“Sì chiama fiducia e pensavo di meritarla.”
Paolo si avvicina, mi guarda negli occhi e capisco dal suo sguardo che questa è soltanto la punta dell’iceberg.
“Anche io pensavo di meritarla, ma a quanto pare…” mormora. “Dimmi piuttosto, e mi aspetto che tu sia sincera, Davide vuole tornare con te?”
La sua domanda mi spiazza. Non posso dirgli la verità, se sapesse quali sono le sue vere intenzioni, non mi perdonerebbe mai. Ma prima che possa rispondere, lui mi legge dentro.
“So che ti rivuole, lo sento. E so anche che la storia di Andrea è una scusa… ecco perché mi sarei aspettato un invito che non è arrivato.”
Mi sento morire mentre pronuncia quelle parole. So di non poterlo contraddire, ma la mia situazione è più complicata della sua, io ho una figlia a cui rendere conto.
Sofia è tutta la mia vita. Non ci vuole un genio per capire che non è questo il momento di presentarle il mio ragazzo.
Dov’è finita quella fiducia che immaginavo fosse alla base del nostro rapporto?
Forse non c’è mai stata, ma almeno possiamo smettere di fingere.
“Certo che è buffo…” dico parafrasando. “Se lei non fosse capitata qui, non mi avresti detto niente del weekend.”

Il mio racconto si conclude, Michele resta in silenzio e io in attesa di un verdetto.
“Non dici niente?”
“Ah! Che storia romantica.”
“Ti diverte? Tutto questo ti diverte?” chiedo esasperata.
“Mi ricordate Renzo e Lucia in chiave moderna.”
Questo è scemo.
“Due ragazzi innamorati che desiderano stare insieme, costretti ad affrontare mille avversità per riuscirci… il finale lo conosci.”
Nonostante mi risulti difficile immaginare Davide come un potenziale Don Rodrigo, mi sfugge una risata. È davvero così semplice?
“Eva, lui ha bisogno di conferme come ne hai bisogno tu. Davide e Camilla si saranno anche messi in mezzo, ma chi se ne importa? Tutti i grandi amori devono affrontare delle difficoltà e tu non sei una che si accontenta della storia facile.”
Vorrei contraddirlo, ma so che ha ragione.
“Questa è la prova del nove, passato capodanno tirerete le somme della vostra relazione.”
“La nostra storia potrebbe non arrivarci a capodanno.” puntualizzo.
“Smettila di avere paura, quello che è successo oggi sembra un caos totale, ma la questione non è: ci amiamo oppure no, la questione è: ci amiamo e vogliamo stare insieme, senza ex tra i piedi.”
“Ma gli ex ci sono. Sono in questa situazione a causa mia: per l’ennesima volta, ho permesso a Davide di pilotare la mia vita. Non succederà più, è una promessa.”
“Ora sì che ti riconosco C***secco!”
Ci mettiamo a ridere.
“Voi cosa farete a capodanno?” gli chiedo.
“Niente di speciale, restiamo a Milano, se hai bisogno di me, sono nei paraggi, okay?”
“Okay. Non serve dirti grazie, ti lascio andare.”
“No aspetta, non ho ancora finito.”
“Vuoi dirmi che sei tu l’Innominato?
L’eroe che salva Lucia nel romanzo? Lo avevo capito.” dico sorridendo.
“È ovvio che sono io, ma non è questo che devo dirti.”
Sono sempre più curiosa.
“Ci sono segreti che non possono essere confessati, se ami davvero qualcuno. Lo sai anche tu, vero?”
“Di cosa stai parlando?”
“Ah! Non fare la faccia di quella che cade dalle nuvole…”
Come fa a saperlo?
“Tu non gli hai detto che Davide ti tampina.”
Sembra il Grillo Parlante: lo detesto.
“E che altro potevo fare?” ribatto. “Lo avrei ucciso se gli avessi detto di Davide.”
“Ti sei risposta da sola. Direi che Mezzo Limone ha diritto a un bonus… anche se ha una bionda nel cassetto…”
“Quindi?“
“Porterai questo segreto con te nella tomba. Mentirai perseverando, e succederà per amore.”
“Senti, Alessandro Manzoni, mi dici dove vuoi arrivare?”
“Mi stavo divertendo, dimentico troppo spesso la tua arida praticità: chiamalo, ma non confessare, questo mai! Chiamalo e fagli capire che è lui che vuoi.”
“E la bionda?”
“Tu hai un calciatore di serie A. Direi che parte svantaggiato.”
Il concetto è chiaro: calciatore batte bionda dieci a zero, tocca a me chiamarlo.

Arrivo a Torino due ore più tardi, salgo le scale, apro la porta e l’albero di Moschino è lì che mi aspetta. Mi si stringe il cuore a guardarlo. Non è solo il più bello che abbia mai visto, rappresenta l’inizio del mio cambiamento, della mia nuova vita.
L’ho comprato con Paolo.
Michi ha ragione: noi ci amiamo, sono i nostri ex che ci rendono la vita difficile e la lite di oggi non era altro che un passaggio obbligato. Possiamo ricominciare da qui.
Ora lo chiamo.
Infilo la mano nella borsa, prendo il telefono e resto a fissarlo. Cosa gli dico? Come comincio?
Aspetta che ci penso.

TRENTOTTESIMO EPISODIO

Illustrazione Valeria Terranova