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19 Ott

Le verità nascoste…e non è il film con Michelle Pfeiffer

enrica alessi storie di ordinaria follia

enrica alessi storie di ordinaria follia

 

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e un paio di anni fa, qualcuno mi avesse detto che sarei riuscita a inventare una storia con personaggi immaginari, non ci avrei creduto. Ma un anno fa, dopo un weekend trascorso con le mie amiche, non avevo nessun pezzo pronto da mettere online per il lunedì: i miei lettori lo aspettavano e non volevo deluderli. Cominciai a pensare a qualcosa che fosse già scritto, che si prestasse per quella nobile causa, ma ogni volta che rileggevo i miei vecchi articoli, avrei voluto rifarli da capo: non mi piacevano più. C’era un articolo, però, che amavo in modo particolare, uno dei pochi che non avevo corretto, anche a distanza di anni. Lo avevo scritto a Milano, durante una fashion week, boicottando una giornata di sfilate e appuntamenti. Mi ero ispirata a un profumo francese, in realtà era l’unione di due profumi già esistenti che combinava le note principali dell’uno e dell’altro: un incontro inaspettato, una notte di fuoco, un tradimento da nascondere. Decisi di pubblicarlo quel lunedì, ma non immaginavo un seguito, fino a che non mi venne chiesto. L’articolo che mi era sempre piaciuto era solo l’inizio di qualcosa: fu il mio primo romanzo a puntate. Battezzato True Lust, come il profumo a cui il singolo racconto si ispirava, e lasciato in sospeso non so nemmeno perché. Il suo stile era diverso da quello a cui avevo abituato i miei lettori, era privo di ironia, sprovvisto di episodi esilaranti e carente di quella sfumatura rosa, che ormai distingueva il mio modo di scrivere: senza accorgermene, era diventato un giallo. Poco prima di sospenderlo, lo avevo affiancato a una nuova storia, che invece comprendeva tutti i miei vecchi standard. Una storia semplice, per la prima volta totalmente inventata, ispirata a una realtà comune, in cui tante donne si sarebbero immedesimate. Qualche anno prima, a causa di un piccolo incidente di percorso, avevo scritto un manuale di istruzioni indiscrete sulla gravidanza, ma impartire regole non è mai stata la mia specialità. Io amo descrivere i fatti, i luoghi in cui essi si svolgono, ama portare il lettore all’interno di una vicenda, e continuo a credere che si possa imparare più da una situazione, piuttosto che da una regola di vita priva di riferimenti autentici. Dovevo solo dargli un nome, decisi per L’amore ai tempi supplementari.

Eva aveva un lavoro, una vita eccitante e Michele: il migliore amico che tutte vorrebbero. È in quel periodo felice che Eva si innamora di Davide, un calciatore di serie A, ma dopo averlo sposato, decide di mollare tutto per avere una famiglia con lui. Tutto filo liscio per un po’, Eva sembra innamorata della vita che ha costruito intorno al suo matrimonio e alla sua bambina, fino a che non scopre che il marito la tradisce con una ragazza più giovane. Il suo castello crolla: a lei non resta altro che raccogliere i pezzi. Michele, uno dei personaggi chiave della storia — e forse il più amato dai lettori — ha un ruolo fondamentale nella rinascita di Eva: leggero, scanzonato, specializzato nella risoluzione semplice di problemi difficili. Una figura così speciale per cui diventa impossibile non chiedersi se esista davvero o se sia solo frutta della fantasia. E nonostante sia figlio della finzione, ogni suo singolo tratto si ispira al mio migliore amico Matteo, che non vedo spesso per questioni logistiche, ma che mi è sempre vicino.

La scommessa più grande prende vita qualche settimana più tardi con Not For Fashion Victim: un romanzo che nasce dalla voglia di chiarire la questione moda nella vita di una donna. Chi la considera frivola e futile, spesso, ha cose più importanti a cui pensare ed è convinto che l’aspetto esteriore non sia rilevante, e nonostante mi trovi d’accordo sul fatto che i valori siano altri e che ci siano altre questioni su cui sarebbe bene riflettere, negare che la cura dell’immagine sia un aspetto essenziale nella vita di chiunque, è limitante. La moda è a tutti gli effetti una forma d’arte, al pari della pittura, della scultura, della musica, del cinema. Oltre a raccontare le vicissitudini di uomini e donne che hanno fatto la storia della stessa, la maggior parte dei pittori e degli scultori si sono ispirati all’abbigliamento dell’epoca per creare le loro opere, e non parliamo del cinema, in cui costumi hanno sempre avuto un peso importantissimo. Edith Head mi darebbe ragione. Ma per scatenare l’interesse nei confronti di qualcosa di cui non si è attratti, le regole non bastano. Le persone vogliono immedesimarsi nelle situazioni, ritrovare quei sentimenti che a parole non riescono a descrivere: non hanno bisogno di qualcuno che dica loro cosa fare, ma di qualcuno che mostri loro come reagire: Melissa, la protagonista di Not For Fashion Victim, viene sulla terra per questo motivo.

Melissa della moda non sa niente, fatta eccezione di pochi elementi, probabilmente trasmessi per osmosi dalla sua coinquilina Cassandra, che lavora nella boutique più bella della città. Le sue priorità sono altre, lei salva vite tutti i giorni: è un veterinario. È un veterinario perché da piccina avrei desiderato diventarlo. A mio modo salvavo cani e gatti comunque, li portavo a casa da mia madre, che per esigenza si trasformava nella Dottoressa Peluche. Ma qualcosa è andato storto — o forse no — e ho affidato il mio sogno di bambina a un personaggio che un po’ mi assomiglia, o forse, sarebbe meglio dire che assomiglia a ciò che ero una volta, prima che la moda entrasse nella mia vita. Cassandra si ispira a Paola, alla sorella che non ho mai avuto, almeno per quanto riguarda l’anagrafe, la mia amica di sempre. Più per i modi che per il suo approccio alla moda. — Se no io cosa ci sto a fare? E anche se tutti gli altri personaggi, sono frutto della mia mente malata — Max compreso — ce ne sono un paio che meritano una presentazione. La prima è Coco Chanel. Il secondo è Jerôme Gautier.

Di lei si è già detto tutto, ma di lui e del ruolo che ricopre nel romanzo, si sa poco e niente.
Riassumo per chi avesse perso le puntate precedenti:

Max, il cane di Melissa — sicuramente onnivoro — decide di divorare il libro che Cassandra ha prestato a Melissa per studiare, il libro su cui si basano le regole di stile di Coco Chanel. Il lessico dello stile di Jerôme Gautier. Basta solo ricomprarlo, se non fosse che il libro ha una dedica per Cassandra sulla quarta di copertina, e Melissa, nel tentativo di farsi perdonare, scrive a Jerôme per farsi autografare quello che ha appena ordinato su Amazon.

Perché questo libro? La boutique di Torino me lo aveva regalato a Natale e in passato lo avevo usato diverse volte per studiare. Avevo sottolineato le frasi più incisive e le avevo rielaborate per scrivere i miei post. Avevo immaginato Jerôme Gautier come un vecchietto elegante che viveva in Rue Cambon e invece, non è vero. È giovane, ha un look interessante, è ironico e lavora da Dior: mangia moda a colazione, a pranzo e a cena. E io mi dico che non importa. Ho tanto da imparare, ma non mi tiro indietro: gli darò quella parte. Decido che per per le prime puntate è meglio non scomodarlo — devo prendere informazioni — sarà solo un cameo: Melissa gli scrive su Instagram continuamente, lui continua a ignorarla. Ma per la serie: ‘Anche Melissa merita una speranza’, alla puntata 21 lui si fa vivo. Il resto nei prossimi episodi…

Ma se nel romanzo faccio passare Jerôme per il tipo altezzoso, nella realtà è molto diverso. Quando gli ho scritto per presentarmi, dicendo che avevo deciso di usare il suo nome e il suo libro nel romanzo che stavo scrivendo, credo che la sua reazione sia stata una cosa tipo: “questa deve essere completamente pazza.”
Poi le mie domande sono andate più nello specifico — sono una professionista dovevo pur costruire il personaggio — e lui ha capito che facevo sul serio. Su Instagram siamo ufficialmente amici.

E comunque, per concludere, visto che le verità nascoste per il momento sono finite, tornando al titolo, che per ora è il mio preferito, l’ho scelto perché vorrei che nessuna donna si ritenesse vittima della moda. La moda è solo un’opportunità per apparire migliori: è bello sapere che ci sia qualcosa che sa renderlo possibile. Jerôme Gaultier mi darebbe ragione.

 

Illustrazione: Valeria Terranova