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9 Mag

La cena per farli conoscere

Enrica Alessi romanzo Nor For Fashion Victim

Romanzo Enrica Alessi Not For Fashion Victim

“C

 

iao Jérôme,
Come stai?
Ti scrivo, perché voglio sollevarti dalla pressione che posso averti messo nell’ultimo periodo.
Ci tenevo a dirti, che il tuo autografo è passato in secondo piano, ora ho un problema più grave da risolvere — anzi due — entrambi riguardano Cassandra.
Sono la migliore amica peggiore del mondo. Il mio cane ha ingoiato il suo libro, grazie a me il suo cappotto puzza di stalla — l’ho indossato per fare nascere un vitello — e i miei occhi hanno visto quello che non volevano vedere: il suo fidanzato la tradisce con la mia collega.
Alfred Hitchcock era quello della finestra sul cortile, io sono quella del parabrezza sul cortile, e i miei protagonisti sono
Danny De Vito e Britney Spears in versione detestabile.
Sembra incredibile, lo so. Ma ti assicuro
che non faccio uso di stupefacenti e sono astemia. È tutto vero. Renditi conto: potrebbero scriverci un libro.
E comunque, a proposito del tuo, so che sembra un enorme sacrificio rispondere ai miei messaggi, ma ti ho solo chiesto un autografo, non è una firma in banca a garanzia.
Saresti così gentile da farmi sapere quando incontrarci?
Oppure posso spedirti il libro, ma delle poste non mi fido.
Fammi sapere
A presto
Melissa.”

Jérôme è un maleducato e Tommaso è pure peggio: un traditore. Tutti uguali.
‘La stirpe dei Marcello’ non si estinguerà mai.
E a sconvolgermi tanto, non è solo la relazione clandestina di quell’essere insignificante — non mi è mai piaciuto, anche se ci ho parlato solo una volta — ma come quell’essere insignificante sia riuscito a conquistare non una, ma due donne. Cassandra era già da considerarsi un miracolo e ora, per colpa del suo fascino inspiegabilmente irrefrenabile, mi tocca gestire una situazione difficile, difficilissima. Come faccio a dirglielo?
Sono le otto, in clinica non c’è più nessuno, e io non trovo il coraggio di uscire, di andarmene a casa.
Se ci fosse Cassandra, me lo leggerebbe in faccia che ho qualcosa da nascondere. Come faccio?
Lei è così innamorata di lui, lo vede come un eroe ed è solo un dentista.
E mentre i miei trascorsi di Fox Crime mi suggeriscono di vendere il mio silenzio per due arcate di faccette in ceramica alla Belen, la mia interezza scuote la testa: di tacere non se ne parla.
Non potrei mai tenere con lei un segreto di questa portata, è la mia migliore amica.
Deve pur esserci un modo dolce di dirle come stanno le cose:
“Cassandra: l’uomo che stai per sposare è un farabutto!”
Avevo detto ‘dolce’.
“Cassandra, devi sapere una cosa: Tommaso ha una relazione con una mia collega, ma tu sei molto più carina.”
Ancora non ci siamo.
“Cassandra, Dio ha voluto che vedessi con i miei occhi la scena che ti cambierà la vita. Subito, potresti prenderla male, ma poi, andrà meglio. Quando saprai che ti ho evitato di sposare l’uomo che ti tradisce, mi ringrazierai.”
Questa mi piace: se sono io il tramite terrestre che deve compiere questo volere divino, che sia. Ma è inutile girarci intorno, qualsiasi sia la simulazione, non esiste modo di evitarle la cruda verità.
Spengo il computer rassegnata, devo uscire, non posso passare la notte qui.
Mi serve un diversivo, qualcosa che mi faccia rientrare a casa tardi, quando lei dorme, e mentre faccio per infilarmi il suo cappotto di tweed, sento il telefono vibrare nella borsa: è lei.
Okay: ora Melissa mantieni la calma, non farti beccare. Per favore.
In modo quasi involontario, mi allontano dal cappotto puzzolente, come se tenermi alla larga dal capo di imputazione servisse a tirarmi fuori dai guai.
“Ciao tesoro, come stai?”
Troppo sdolcinata. Troppo. Devo essere la Melissa di sempre. Quella di prima.
“Che c’è?” ritratto nella speranza che non abbia sentito la frase precedente.
“Dove sei?”
Sembra arrabbiata.
“Al lavoro. Anzi stavo uscendo, stasera vado a cena con i ragazzi della clinica, e poi al cinema e credo anche in disco, poi forse a un After. Quindi cara, non aspettarmi alzata.”
“Ti sei dimenticata!”
È furibonda.
“Di cosa?”
“La cena di stasera, voglio presentarti Tommy. Sono settimane che te lo dico.”
La mia mente elimina ciò che non le serve, e quando si parla di Tommaso è solo selezione naturale. Ecco perché non lo ricordo, ma qui la faccenda è seria: come posso evitarla se mi ha invitato a cena?
Ho le spalle al muro.
“Stavo scherzando, certo che me lo ricordo…” dico improvvisando.
La sento ridere, poi, ancora la sua voce:
“E io che ti ascolto anche! Sapevo che non avresti dimenticato una cosa così importante…”
Se sapessi cosa combina Danny con Britney, altro che ‘Operazione Cena Fuori’.
“Non me la perderei per niente al mondo.”
Poi ci sarà un piccolo fuori programma in cui vedrai saltare in aria il tuo matrimonio, ma questi sono dettagli irrilevanti.
“A che ora arrivi?”
“Non saprei, voi?”
“Siamo lì tra mezz’ora.”
“Aspetta: lì dove?”
“Melissa sei un disastro.”
“Sai che non ho memoria con i nomi.”
“Ci vediamo al Rigattiere da Cristian.”
“Ah, okay. Adoro la sua pizza al tegamino.”
“Ah dimenticavo…”
Lo so, ora mi farà la solita domanda: ‘hai visitato qualcuno con un padrone carino oggi?’ e io risponderò con una battuta diversa: ‘oggi sì.’ Poi, le spiegherò che stiamo parlando di due pazienti: mucca e vitello appena nato, a cui però, non abbiamo ancora dato un nome. Lei comincerà a saltare, a ridere, a farmi mille e cinquecento domande su questo padrone misterioso, e io farò la preziosa.
Ma invece, se ne esce con una diversa:
“Hai mica visto il mio cappotto in tweed di Saint Laurent?”
Spero non stia parlando dello stesso cappotto in tweed che sta appeso alla mia sedia girevole.
“Il tweed non so cosa sia.”
“Il tessuto di Chanel, come faccio a spiegartelo? Era nuovo, lo avevo tenuto per questa serata, non riesco a trovarlo.”
E ora sembra disperata, ma io di più.
“Aveva ancora il cartellino…” continua.
Ecco cos’era quel cartoncino che ho trovato in tasca — e che ho gettato via.
“No guarda, non ho idea.”
“Che strano.”
“Ascolta, se vuoi che ci vediamo al ristorante, devo passare da casa per un cambio veloce.” dico nel tentativo di cambiare discorso.
“Musica per le mie orecchie. Ci vediamo lì.”
Riattacco e vorrei evaporare.
Okay, questo è il piano: torno a casa, cambio giacca e la raggiungo. Ma potrei incontrarla sulla soglia di casa, e Fox Crime insegna che è meglio nascondere le prove incriminanti in un sacchetto.
Infilo il cappotto in un sacco di plastica: vista da fuori, sembro una che deve liberarsi di un cadavere. E in effetti, anche l’odore potrebbe trarre in inganno.
Ma non posso gettare il cappotto nel fiume, devo trovare una lavanderia che possa rimetterlo a nuovo: è di Saint Laurent! — Che non ho idea di chi sia, ma prometto che appena risolvo questa cosa, imparo la sua vita a memoria.
Carico il sacco in macchina, salgo e mi muovo verso casa.
Il tragitto mi è utile per un piccolo esame di coscienza: sono un’amica terribile, inaffidabile, maldestra, se mi scopre non mi perdonerà mai, e questa cosa del tradimento, per quanto sia terribile, mi concede comunque il vantaggio di spostare l’attenzione su un episodio decisamente più grave, e nella mia situazione è un bene.
Quindi, basta remore, Cassandra saprà la verità, lo lascerà, ma tra un paio di giorni ritroverà il suo cappotto nell’armadio e si sentirà meglio: un piano perfetto.
Dopo dieci minuti, sono davanti a casa, apro la porta e c’è Max ad aspettarmi.
“Amore mio! Ciao! Com’è andata oggi?”
gli chiedo accarezzandolo.
Lui mi guarda, scodinzola innocente, e ha ragione: per una volta non è lui il colpevole. Corro di sopra a cercare una giacca, ma il mio armadio piange, infilo la prima che trovo: un bomber nero, ma mentre mi guardo allo specchio, cercando di ammorbidire il giudizio, vedo un cartone di Zara sul mio letto.
Sono le mie scarpe nuove, sono arrivate oggi. Okay, metto queste, tolgo gli Ugg, e sostituisco il bomber con questo cappotto bianco, che mai e poi mai avrei pensato di prendere in considerazione: primo perché è bianco, secondo perché è un regalo di mia madre. Lo infilo, e anche se odio ammetterlo, mi sta bene.
Devo cambiare anche la borsa, è troppo rischioso tenere quella di Cassandra, potrebbe insospettirsi, meglio rimetterla a posto e indossare la mia, anche se ucciderà il look.
Ora una rinfrescata alle ascelle, al make-up, una passata di rossetto e sono pronta: Tommaso è giunta la tua ora.
Max mi guarda con aria curiosa, ma ora non ho tempo di spiegargli in che guaio mi sono cacciata, gli darò gli sviluppi domattina. Lo bacio ed esco di nuovo.
Arrivo al ristorante con quindici minuti di ritardo, la macchina del traditore è parcheggiata proprio davanti, e così, su due piedi, avrei voglia di fuggire, non so se posso farcela.
Devo farmi coraggio, è per il bene di Cassandra — e anche per il mio.
Entro con la faccia di Charles Bronson nel giustiziere della notte, al bancone c’è Cristian, gli chiedo a quale tavolo sono seduti i miei commensali e lui mi indica un tavolo nella sala principale. Li vedo: sono seduti uno di fronte all’altra.
Lui le tiene la mano come se niente fosse, lei lo guarda piena di ammirazione, avrei preferito trovarli sul punto di una lite, ma sembra proprio che debba fare tutto io.
“Non vai a sederti?” mi chiede Cristian interrompendo i miei pensieri.
Ha ragione, devo andare a sedermi e mettere fine a questo falso idillio, lui è un bugiardo meschino, e non posso permettere che la mia amica lo sposi.
“Melissa!”
Cassandra mi ha visto, ha alzato il braccio e mi fa segno di raggiungerla. Io mi avvicino e mi concentro sulla faccia di Tommaso: non mostra il minimo segno di preoccupazione, anzi sta sorridendo.
È chiaro che non sospetta nulla, ma io metterò fine ai suoi giochetti, può contarci.
“Ciao ragazzi.” dico sedendomi.
“Tesoro, lui è Tommaso.”
In arte Danny.
“Piacere.” dico allungando la mano per presentarmi.
Appena avrò finito con questi stupidi convenevoli, racconterò tutto, mi dico, cercando di mantenere vivo il mio sorriso di plastica, ma lui mi precede.
“Cassandra mi ha parlato tantissimo di te, so che sei un veterinario…”
E lavoro con la tua amante.
“Sì infatti…”
“Melissa, dimmi, oggi hai visitato qualche paziente con un padrone carino?” interviene Cassandra.
Non mi è mai piaciuta questa domanda, specie se fatta davanti a uno sconosciuto, ma prima che possa rispondere, vedo Britney uscire dal bagno.
Che razza di scherzo è questo?
La vedo avvicinarsi al nostro tavolo, e in quel momento, realizzo che l’apparecchiata per quattro non è casuale: questo pervertito deve averla invitata per rendere tutto più eccitante, ma in che veste? Che ci fa lei qui?

OTTAVO EPISODIO

Illustrazione: Valeria Terranova