To top
29 Dic

Dai fallimenti si imparano tante cose

crem's blog enrica alessi scrittrice

crem's blog enrica alessi scrittrice

D

ai fallimenti si imparano tante cose: io sono diventata un’enciclopedia vivente. In questi anni ho messo insieme così tante porte in faccia da poter aprire un negozio di serramenti. Ma ci sta. Ho iniziato a fare questo lavoro insieme a Matte, il mio migliore amico, e ricordo ancora gli inviti della nostra prima sfilata. Eravamo riusciti ad avere due posti a sedere: in fondo, in alto, proprio accanto alla porta dei bagni. Ma quello era solo l’inizio, sarebbe andata meglio, ne eravamo sicuri. La stagione successiva, la signora dell’agenzia ci incontrò in un bar del centro. Noi la stavamo aspettando seduti e la vidi entrare con aria fugace e sospettosa. Con l’aria di chi ha paura di essere seguita.
Ero dentro a un film di spionaggio. Mancava un’ora alla sfilata, erano le otto di sera e lei indossava ancora gli occhiali da sole. Si tolse la sciarpa e mise gli inviti sul tavolo.
“Ora devo andare, ma se qualcuno dovesse chiedere chi ve li ha dati, non dite che sono stata io.”
Riprese la sciarpa, gli occhiali e se ne andò. Io e Matte ci guardammo negli occhi: avevamo entrambi un’espressione da ebete. Cercammo di reagire, chiudendo la bocca e sistemandoci i capelli.
“Ti rendi conto?” gli chiesi.
“Mi rendo conto. Però ci andiamo!”
Mi prese la mano e mi portò alla sfilata. Ma io non volevo stare lì. Mi interessavano solo le presentazioni dei giovani designer, mi piaceva il loro entusiasmo, la loro determinazione. Ero così interessata a quei talenti sconosciuti da dimenticare troppo spesso i volti noti. Una volta, eravamo a una festa di Dolce & Gabbana, Helen Mirren mi fece i complimenti per un capello che indossavo – disegnato dal mio amico Francesco Ballestrazzi. E fu Matteo a dirmi chi era: io non l’avrei mai riconosciuta. Un’altra volta stavo fuori dal Martini in Corso Venezia, indossavo una gonna di tulle grigia di Ofelia. Un bolero di seta di Givenchy e una stringata in vernice di Miu Miu. La borsa non me la ricordo.
Entrai nel cortile e vidi una signora elegante che scriveva al computer. Indossava un paio di occhiali da vista sulla punta del naso, li sollevò con il suo indice e mi mise a fuoco. Io mi fermai nel tavolino di fronte al suo, dove Matte mi stava aspettando, mi sorrise e disse: “come sei carina!”
“Grazie.” risposi, le feci un mezzo inchino e mi sedetti. Matte era a bocca aperta con gli occhi sgranati.
“Che c’è?” gli chiesi mentre guardavo la sua mano stritolare la mia.
“Sai chi è LEI?”
Scartai subito l’ipotesi di Helen, ma non sapevo chi fosse.
“Lei è Marpessa.”
Il nulla cosmico – scivolato nel più profondo dei buchi neri della mia materia grigia.
“Chi scusa?”
“Enri: non mi dire che non sai chi è, ti prego!” mi implorò bisbigliando.
“Non lo so.” dissi abbassando la testa come un bambino che non sa le tabelline.
“Lei è stata una modella importantissima. È stata una delle muse di Gianni Versace.”
“Veramente?” chiesi compiaciuta.
Matte aveva le mani nei capelli. Mi sentivo una voce fuori dal coro, non riuscivo a trovare una mia collocazione, volevo solo alleggerire questo mondo che all’apparenza sembra così pesante. Ma come? Ripresi a fare quello che ho sempre fatto: scrivere. Ho sperimentato e amato ogni mio singolo stadio, anche quello più incasinato senza punteggiatura. Ho studiato, ho fatto pratica, e nel frattempo sono arrivate le critiche, le false promesse e i rifiuti. Ma non mi sono arresa. E non perché l’estate scorsa la signora Inge Feltrinelli mi ha detto che avevo un bel vestito, non mi sono mai arresa perché per quanto ricordi con piacere ogni singolo commento gentile, sono stati quelli antipatici, indelicati e scortesi a farmi andare avanti. E quando riesci a sorprendere qualcuno che su di te non ci avrebbe mai scommesso, il salto di qualità sembra addirittura doppio e carpiato. “Dai fallimenti si imparano tante cose”, continuo a ripetermi ogni volta che qualcosa va storto, e anche se lì per lì non capisco dove, come e perché ho sbagliato, non importa, lo capirò strada facendo, ora vado avanti: le persone da sorprendere sono ancora tante. 😉

Illustrazione: Valeria Terranova