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2 Ott

Ti ricordi la password?

crem's blog enrica alessi scrittrice

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D

imentica fortezze da espugnare, ordigni atomici da disinnescare, formule di fusione fredda ed eventuali Protocolli Fantasma: oggi non devi essere un agente segreto per avere a che fare con una password. Ma come nei film di spionaggio, se la perdi o la dimentichi è la fine del mondo. Nella vita vera può assumere un nome in codice, PIN: Personal Identification Number (o più probabilmente: Povero Idiota Non riesci mai a ricordarmi) e un comune essere umano senza particolari responsabilità ne possiede almeno cinque. Quella del telefono, quella del Bancomat, quella della Wifi, quella degli accessi di Instagram e quella per lo shopping su Yoox.
La password che ti viene assegnata è un informazione strettamente riservata: non si dice a nessuno – neanche sotto tortura – e non si scrive da nessuna parte. La password deve essere imparata a memoria come la data di nascita: in cifre da due. E quando sei tu a inventartene una, ti accorgi che quello che dovrebbe semplificare le cose, in realtà le complica e basta.
La più facile da ricordare l’ha già presa un altro, ora devi spremerti e creare una combinazione alfa numerica che nessuno potrà mai indovinare, neanche tu dopo una pera di fosforo.
“Non importa: questa è sicura.” ti dici mentre una goccia di sudore ti scende sulla fronte. E lì: cliccando il tasto “CONFERMA”, ti senti come Ethan Hunt di Mission Impossible.
Anche tu ora hai la tua missione: ricordare il codice che ha messo insieme la tua mente perversa. Manco un agente della CIA sarebbe arrivato a tanto.
E non importa se la password ti è giunta dal cielo o se te l’ha suggerita il cervello, l’amnesia è vigliacca e si presenta sempre nei momenti peggiori. Quando sei alla cassa del supermercato il sabato pomeriggio. Quando sei al bancomat a prelevare perché in tasca non hai un euro. O quando stai comprando una borsa online ed è l’ultima disponibile.
Hai tre tentativi e poi sei spacciato. Se non altro nella vita ci è concesso un numero maggiore di possibilità. Non esistono formule precise, forse qualche segno e un messaggio che si autodistruggerà entro 5 secondi. 

Illustrazione: Valeria Terranova